07.Peccato e desiderio

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EVAN
New York, 05 novembre

LE STELLE si possono afferrare?
E se si, fa tanto male bruciarsi?

Una persona normale, almeno dotata della minima istruzione elementare risponderebbe di no a questa domanda.

No, le stelle non si possono catturare, idiota.

Eppure io, nonostante questa sia l'unica volta in cui mi sia posto effettivamente la domanda, rispondo sì.
E voglio rispondere allo stesso identico modo anche quando inizierai a domandarti se faccia effettivamente male toccare quella stella.

Perché si cazzo, fa male anche solo a guardarla.

Amare una stella equivale a soccombere a un amore tossico e logorante.
Eppure è una dannata stella!
Chi non vorrebbe un diamante così prezioso al proprio fianco?

Vestita di peccato e desiderio, Kathlyn illuminava tutta la dannata discoteca.
Al suo passaggio, poveri idioti indegni anche solo di guardarla si spostarono per lasciarle spazio e lei, con disinvoltura e una sicurezza recitata alla perfezione, si spinse lungo la sala, camminando esperta su un paio di tacchi neri, alti e sensuali.

Seduto nei divani in pelle del privé, lasciai che i miei occhi vagassero inebriati lungo la sua figura.
Lasciai libero spazio alla fantasia, mangiando centimetro dopo centimetro l'essenza divina di Kathlyn.

Un vestitino corto in tessuto nero, due fini spalline adagiate alle candide spalle e una scollatura moderata a balconcino sul seno prosperoso.
I capelli sciolti le accarezzavano la schiena, scivolandole lungo il corpo come un caldo mantello dorato.
Un fiocchetto nero teneva legate due fini ciocche, allontanandole dagli occhi della ragazza.

Il suo sguardo non era rivolto a me, con un sorriso timido salutò Anastasia e Dave, protendendosi per qualche secondo verso la guancia dell'amica.
Dave la salutò con un casto bacio sulla guancia, accarezzandole distratto la schiena.

Un fastidio improvviso si impadronì del mio stomaco, costringendomi a spostare lo sguardo altrove.

Avrei benissimo potuto farlo anche io, alla fine dei conti ero il suo ragazzo.
Avrei potuto prenderla e baciarla davanti a tutti, accarezzarle la schiena e assaggiare il delicato sapore del suo collo.

Potevo farlo, eppure non sarebbe stato nulla di reale.

Le guance di Kathlyn non si sarebbero tinte di un naturale rossore.
Nessuna farfalla avrebbe iniziato a svolazzare nel suo ventre.
La sua mente non sarebbe stata affollata da pensieri riguardanti il sottoscritto.

Io ero un mezzo per il raggiungimento di un fine.
Lei era il mio mezzo e non avrei dovuto dimenticare il mio fine.

Eppure, volevo quella stella.

«Amico» alzai lo sguardo verso Alec, arrivato da pochi secondi al mio fianco con un bicchiere dannatamente pieno di alcol.

«Domani abbiamo allenamento, smettila di bere»

«Si mamma, ora lo svuoto» se lo portò alle labbra, ingurgitando una quantità disumana di liquore in una sola volta.

«Che deficiente»

Tenendo stretta tra le mani la mia banale bottiglia d'acqua, mi concessi un'altra piccola occhiata verso Kat.
Dave si era volatilizzato mentre Anastasia aveva condotto la biondina al bancone del bar.

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