17.Respira

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KATHLYN
New York, 24 novembre

QUANDO EVAN SCESE in campo, le tribune esplosero in un boato assordante.
Centinaia di flash si abbatterono sulla sua figura, seguiti a ruota dalle continue chiacchiere dei giornalisti.

Fuori dallo stadio ero stata fermata anche io; una donna vestita elegante mi aveva posto un'infinità di domande sul passato di Evan, chiedendomi addirittura come avessi trovato la forza di stare con una persona come lui.

Come lui.

Aveva pronunciato quelle sillabe con un tale disgusto da farmi venire la nausea.

Un ragazzo dolce, sensibile e altruista? Determinato a raggiungere grandi obbiettivi e fedele ai propri principi?

Non avevo mai conosciuto un uomo migliore di Evan.
Avrei voluto urlare in faccia alla giornalista di smetterla, facendosi un esame di coscienza prima di concludere il suo maleducato monologo.
Invece, mi ero limitata ad abbassare il capo lasciando che la guardia del corpo scansasse tutti i paparazzi per permettermi di entrare.

Fissai da lontano Evan, teso e silenzioso al fianco dei suoi compagni di squadra.
Ascoltava il coach, serrando i pugni con più forza del necessario.
I muscoli erano tesi, la schiena dritta e i capelli più disordinati del solito.

"Tu qui davanti a me, più bella che mai, e io troppo debole per poter starti lontano"

Le sue parole mi tornarono in mente come fulmini a ciel sereno, facendo aumentare il battito del mio cuore.

"Quando -e non se- sarai mia, sarà per sempre e voglio che ricordi ogni cazzo di momento"

Come se non gli fossi già appartenuta.
Come se non mi fossi innamorata di lui dal primo cazzo di momento.

La telecamera inquadrava ancora il suo volto, perennemente incorniciato nel maxi schermo a centro campo.
Le notizie uscite nei giorni precedenti l'avevano reso uno dei nomi più cercati in tutti i tabloid, le voci avevano ripreso a girare e i giornalisti non erano più stati in grado di tapparsi la bocca.

Quella sera non ci sarebbe stato nessun sorriso divertito, Evan era rinchiuso nel suo mondo.
Avrei voluto abbracciarlo, portandolo
al sicuro in un posto silenzio e isolato dall'universo intero.

«Mi dispiace per quello che sta succedendo, non deve essere facile affrontare una situazione del genere» la mano di Nola mi strinse la gamba, accarezzando leggermente la mia pelle nuda.

Dopo aver pubblicato le foto sul mio profilo Instagram, avevo passato l'intera nottata a divorare i profili di gossip più seguiti. Avevano preso con entusiasmo la nostra relazione e i commenti infuocati sotto i numerosi post mi avevano tenuto occupata per più di tre ore.
Anche le fotografie del compleanno di Alec erano ufficialmente state pubblicate e in una decina di esse Evan mi stringeva a se, mi baciava il capo o io ridevo alle sue battute.

Eravamo stati impeccabili e io non avevo nemmeno dovuto fingere.
Dopo quel bacio mi ero completamente sciolta, cadendo ai suoi piedi come una sottona senza speranza.

«Simon mi ha raccontato cos'è successo questa mattina. Ha detto di aver preso paura, non aveva mai visto Evan ridotto così»

Sentii il cuore battere ancora più forte e i nervi tendersi come corde di violino.

Nola dovette intuire il mio sgomento perché strinse la presa con fare rassicurante.
Cercai di mantenere la calma, ma più guardavo Evan da bordo campo più volevo sapere tutto.

«Cosa...»

La ragazza chiuse gli occhi, sospirando tristemente.

«Non lo sai vero?»

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