35.Uno tra i cinque

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EVAN
New York, 10 febbraio

QUELLA SERA AVEVAMO giocato una delle partite più importanti della stagione.
Brooklyn Nets contro i New York Knicks.

Avevo calpestato il parquet del Madison Square Garden come mi era sempre e solo stato concesso di sognare, eppure sapevo che quella volta l'avevo fatto con la divisa giusta.

Un tempo, sulle gradinate di quello stadio, avevo immaginato lo sgargiante blu calzarmi a pennello.
Compagni di squadra nuovi e un coach che non mi aveva visto crescere ed affrontare ogni sfida a testa alta.

Un tempo ero stato convinto che il solo logo dei Knicks stampato sul mio petto mi avrebbe portato la felicità.
Quante cazzate.
Quante cose cambiate in soli quattro mesi.

«Per i Nets non si vedevano risultati del genere dal 2014. Le statistiche parlano chiaro, questa sembra proprio essere la vostra stagione»
Gli occhi della giornalista si allargarono leggermente quando dovetti abbassarmi per sentire le sue parole.
Teneva il microfono stretto sulla mano destra, mentre il viso era rivolto esclusivamente nella mia direzione.

«Questa sera abbiamo perso, ma la ringrazio per evitarmi un'ulteriore batosta»
La donna rise alla battuta, portandosi i lunghi capelli neri dietro le spalle.

«Stiamo lavorando duramente, i ragazzi ci stanno mettendo anima e corpo e siamo fieri di vedere risultati così positivi nelle classifiche.
Forse non arriveremo primi, ma il solo essere qui è già una vittoria per tutti»

Non sapevo che ore fossero, tanto meno se il sole fosse già tramontato.
Avevo varcato le porte dello stadio sei ore prima, iniziando a correre avanti e indietro per il campo senza alcuna pausa.

Il peso della sconfitta si era fatto sentire sulle spalle di tutti.
Ritirarci negli spogliatoi e prepararci alla conferenza stampa quella sera non entusiasmava nessuno.

«Pensi che potremmo vederti come capitano nella prossima stagione sportiva? Dopo la dichiarazione di non voler abbandonare la squadra, i fan sono decisamente impazziti»

«Sarei felicissimo di questo incarico.
Nutro un enorme rispetto per Avery e prendere il suo posto sarebbe un onore per me, ma non ho alcuna intenzione di spodestare il capitano.
Dave sta facendo un lavoro eccellente e non penso ci sia persona migliore al mondo per ricoprire questo ruolo»

La donna annuii ad ogni mia parola, alternando il microfono tra di noi.
Le domande si susseguirono a ruota libera, tenendomi incollato al bordo campo per una quindicina di minuti.

La telecamera puntata sul mio viso e gli spalti ancora pieni di tifosi scalpitanti.

Non ero l'unico giocatore ad essere stato fermato per un'intervista; alla mia sinistra Luke parlava con un giornalista della CNN, mentre Simon assecondava le domande di una blogger sportiva.

«La W.R. ti ha definito come uno tra i cinque migliori giocatori under 25 all'interno della National Basket Association. Cosa ne pensi in merito?»

«Uno tra i cinque? Allora penso di dovermi impegnare per arrivare in cima al podio»

«Peccato tu abbia già compiuto gli anni. Nella prossima stagione si va per i ventisei»

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