37.Brush St

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EVAN
Detroit, 16 aprile

L'APPARTAMENTO che avevo comprato a mamma appena firmato il contratto con i Brooklyn Nets era sempre stato troppo grande per lei.
Ogni volta andavo a trovarla non mancava di ricordarmelo, lamentandosi che tre bagni e quattro camere da letto fossero eccessive e difficili da tenere pulite.

Allora mi ero proposto di assumerle una governante, ma, ridendomi in faccia, mamma mi aveva liquidato in un secondo.

È vero, l'appartamento al primo piano di quel grazioso condominio in Brush St, forse (e dico forse) era un po' troppo grande per una sola persona, ma come avrei potuto fare di meno?

Victoria Santiago mi aveva dato un tetto sopra la testa, un pasto caldo ad ogni ora del giorno e la possibilità di avere una famiglia.
Se me l'avesse permesso, le avrei regalato un intero edificio.

«Come sto?»
Kathlyn era alla mia destra, una mano impegnata a tenere il dolce e l'altra intenta a stirare le invisibili pieghe del vestito a fiori.

«Sei bellissima»

«Evan, sono in ansia. Non dirmi queste cose carine solo per tranquillizzarmi!»

«Non lo sto facendo»
Mi chinai sul suo corpo, baciandole la scapola scoperta dalla scollatura.
La sua testa si piegò verso la mia, mentre le delicate dita mi accarezzarono i capelli alla base della nuca.

«Come mi devo presentare?
Un po' di spagnolo lo so, l'ho studiato a scuola!»

«Mamma non lo sa lo spagnolo. Parla portoghese»

«Cazzo»

La mia principessa dalla bocca volgare.

«Andiamo biondina, non ha importanza. Mica parlo portoghese io!»

Il dolce incartato rischiò di scivolarle dalle braccia quando si girò di scatto nella mia direzione.
Kat si era offerta di cucinare una torta per l'occasione, ma con la scusa del volo avevo salvato tutti da una possibile intossicazione alimentare.
Appena arrivati ci eravamo fermati in una pasticceria del centro a comprare il dolce.

«Altro da sapere prima che faccia una pessima impressione?»

Troppo tardi.
La porta si aprì e i miei occhi incontrarono quelli grandi e scuri di mamma.
Un enorme sorriso le illuminò il viso, contagiando con la sua felicità anche me.

«Meu amor!»
Le braccia mi avvolsero la vita e in un secondo mi ritrovai a stringere il metro e cinquanta di mia madre.

«Finalmente siete qui!»
Quando si staccò da me e puntò lo sguardo su Kathlyn, sentii il cuore esplodermi.
Le donne della mia vita si stavano finalmente incontrando ed io ero certo che si sarebbero amate alla follia.

Aver fatto attendere mamma così a lungo era stata una tortura per entrambi, ma sapevo che ne sarebbe valsa la pena.

«E tu devi essere Kathlyn! Guardati tesoro, sei così bella! Sembri una fatina, sei splendida»
Le guance di Kat si tinsero di rosso e un sorriso imbarazzato la resero ancora più piccola e tenera.
Si spostò per tendere la mano a mamma, ma ben presto capì che con la signora Santiago tutta quella formalità non sarebbe mai esistita.

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