28.Ottantanove

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KATHLYN
Vancouver, 24 dicembre

LA MANO DI EVAN era appoggiata allo schienale della mia sedia, distrattamente accarezzava le ciocche dei miei capelli, arrotolandosele tra l'indice e l'anulare.

Oltre questi piccoli gesti, non mi aveva calcolata particolarmente durante la serata e quando avevo preso coraggio per domandargli se fosse tutto ok, si era limitato ad annuire.
Avevo mantenuto la calma, stilando una lista infinita di ragioni per cui lui fosse stato solo stanco e io fin troppo paranoica.

«Non ha un cazzo di senso, l'ala ovest era scoperta proprio come sabato scorso»

«Ti garantisco che quel passaggio era perfetto, non voglio più discuterne Walker»

«Avete fatto canestro solo per caso»

Dave proseguì, alimentando il dibattito con Evan iniziato un quarto d'ora prima.
«Sono io il capitano, quindi ho ragione io»

Uno troppo testardo per mollare la presa, l'altro troppo egocentrico anche solo per ammettere l'errore.

«Non sai perdere!»

«Ti ficco la testa del canestro se continui così, Walker»

«Non sono sicuro tu riesca a fare centro questa volta»

La nuova ragazza di Dave, Britney, alzò gli occhi al cielo, portando l'ultimo boccone alle labbra.
Seguii il suo esempio anche io, concentrandomi sul cibo davanti a me.

Non era stata una giornata facile.
Sentivo la stanchezza e le ore di volo impresse sulla pelle.
Volevo solo dormire e pensare al cibo riduceva ancora di più le mie forze.

Afferrai la forchetta, giocando distrattamente con la carne servita solo qualche minuto prima.
Sembrava buona, Evan l'aveva spazzolata in una manciata di secondi e tutta la tavolata continuava ad elogiarne la morbidezza.

Erano solo dei miseri e innocui filetti di carne accompagnati da una porzione di ottime patate al forno dorate.
Avevo bevuto acqua.
Non avevo toccato gli stuzzichini di antipasto.
Oltre il pranzo, non avevo digerito altro.

Potevo concedermi quella cena.

Sentii Evan muoversi al mio fianco, la sua mano si mosse e con forza strinse la mia coscia.
Richiamò la mia attenzione così, stuzzicando il tessuto leggero delle calze poco sotto il bordo del vestito.

Dave stava ancora parlando, ma Evan si era già chinato verso di me, ignorando il compagno di squadra.

«Mangia» sussurrò al mio orecchio, camuffando le parole con un casto bacio a stampo sulla mia tempia.

«Lo sto facendo»

«Sento le rotelle della tua testa girare ad una velocità disarmante. Se continui a guardare così quel piatto, prenderà fuoco»

Strinsi le labbra, infastidita dalla totale trasparenza dimostrata nei suoi confronti. Mi leggeva come se fossi uno stupido libro per bambini.

«Andiamo biondina, hai bisogno di energie per scoparmi questa notte»

Lo schianto finale.
Il boccone mi andò di traverso, facendomi tossire in cerca d'ossigeno.

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