06.Lola Bunny

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EVAN
New York, 03 novembre

PORTAI ALLE LABBRA la tazza di caffè, assaporandone il contenuto amaro e bollente.

Appoggiato all'isola della cucina, osservavo rapito il delicato volto di Kathlyn. Labbra piene e morbide, naso piccolo e gli occhi grandi, azzurri e rotondi.
Una lunga chioma bionda e profumata.

Il suo corpo -fasciato da un misero completino intimo- mi chiamava da giorni desideroso di essere toccato, accarezzato, venerato.

Perché quel cartellone pubblicitario occupava la facciata dell'edificio di fronte al mio da due fottute settimane.
Ogni cazzo di mattina mi svegliavo eccitato.
Ogni risveglio corrispondeva a una doccia ghiacciata per placare l'enorme erezione dentro le mie mutande.

Mai come allora avevo desiderato che terminassero le feste.

Un caldo e sensuale Natale in nostra compagnia. Buone Feste!
-Maison

Questo citava la pubblicità, alludendo ben poco al grande cenone del venticinque.

Caldo come la sua pelle, sensuale come lei.
Tutta lei, dannazione.

Stesa in quel soffice divano scuro, ammaliava i passanti, alludendo a tutte le cose più sporche che un angelo come lei avrebbe potuto benissimo fare.
Io volevo provare ogni singola cosa. Perdermi in lei e raggiungere il paradiso.

Ammirarla in una fotografia.
Sentire per la prima volta la sua voce.
Guardarla da vicino, studiare le sue delicate forme.
Baciarla.

Kathlyn Hall aveva risvegliato ogni mio senso.

«Già sveglio?» sussurrò Selene, avvolgendo le braccia intorno al mio busto per poter poi immergere le mani fredde sotto la mia T-shirt sportiva.
Baciò la mia schiena, avvolgendomi da dietro in un tenero abbraccio.

Non risposi. I miei occhi rimasero incollati alla pubblicità.

«Evan» mi girai appena, la ragazza stava osservando la copertina di Composition gettata alla rinfusa sul ripiano in marmo «È una cosa seria tra voi due?»

La foto scattata la sera precedente aveva fatto il giro del web in una manciata d'ore e come un dejavu io e la piccola biondina eravamo di nuovo in cima alle classifiche.

«Non direi»

«È già la seconda volta che vi fotografano»

Parlale dell'accordo. Puoi farlo.
Kathlyn non è veramente tua.

«Ma è già la seconda volta che scelgo te»

«Vero» squittì la donna alle mie spalle, sgambettando veloce verso il frigorifero.

Era vero, lasciata Kathlyn salire in auto avevo scritto a Selene, sfogando tutti i più profondi desideri sul suo corpo.

Sbattere Kat contro quel muro e baciarla davanti a due paparazzi era stato spettacolare.
Il suo corpo si era plasmato al mio, aveva reagito come se non aspettasse altro che le mie labbra a contatto con le sue.
Forse l'avrei fatto comunque, anche se non ci fosse stato nessuno pronto a spiarci.

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