31.Skittles

1.5K 77 31
                                    

EVAN
Vancouver, 26 dicembre

NON MI RICORDAVO NEMMENO come eravamo finiti entrambi dentro quello stanzino.
Il guardaroba era buio ed opprimente, colmo di cappotti e soprabiti dai colori scuri.
La maggior parte di essi copriva la visione dei nostri corpi, avvinghiati uno all'altro.

Immersi la mano tra i capelli di Kathlyn, tirando leggermente indietro perché la sua testa si inclinasse maggiormente.
Lei eseguii senza alcuna protesta, sospirando quando la mia bocca si impossessò della sua.
La baciai come se da quelle labbra dipendesse la mia stessa vita, divorando con passione tutto quello che mi sarebbe sempre appartenuto.

Invece che tirarsi indietro, Kat prese il controllo della situazione, premendo con forza le mani sul mio petto per spingermi ancora più indietro.
Nonostante andai a sbattere contro alcune grucce a causa della mia statura, la biondina non si tirò indietro, sbottonandomi la giacca per avvicinarsi maggiormente alla pelle calda del mio busto.

«Sollevati l'abito, subito» grugnii sul suo collo, stringendo con forza la perfetta forma del suo fondoschiena.
Kathlyn sospirò, infilando le mani oltre il bottone dei miei pantaloni.

«È troppo stretto, strappalo»

Se non l'avessi avuta subito, sarei uscito di testa. Non riuscivo nemmeno più a completare un singolo pensiero ragionevole e quando il rumore della stoffa lacerata invase la stanza, mi trovai a divorare le sue labbra ancora una volta.

Kathlyn aveva visto le nocche rovinate, sapeva cos'era successo e come mi ero comportato; non per questo però non mi afferrò il polso, conducendo la mano del delitto dentro il bordo del suo indecente perizoma.

Era già bagnata fradicia, e quel misero pezzo di stoffa non avrebbe potuto minimamente proteggerla da me.

«Ti ha chiamato biondina» ruppi il silenzio, parlando a pochi centimetri dalla sue labbra.
Le mie dita le stavano già dando piacere, mentre la sua delicata mano aveva iniziato la strada verso il mio inguine.

«Solo io posso chiamarti così»

Un secondo dito e Kathlyn dovette aggrapparsi alle mie spalle per non cadere.

«Userò la sua testa come sacco da box finché non dimenticherà ogni singola sfumatura di te»

«Smettila» la voce le uscii flebile mentre cercava di calmarsi.
«Basta parlare, baciami e basta»

Non le diedi retta, allontanando il capo lievemente quanto lei si sbilanciò per ottenere il suo bacio.

«Non sto scherzando. Possiamo urlarci addosso e ferirci, ma questo non toglie il fatto che sei mia»

«Evan...» le sue mani mi circondarono il collo, obbligandomi a chinarmi verso di lei.
Quando fui abbastanza vicino da percepire il profumo della sua pelle e i brividi che le avevo provocato, lei unì le nostre bocche in un bacio intenso e solo nostro.

Persi l'equilibrio quando mi spinse all'indietro, facendo sì che cadessi su un divanetto vecchio e impolverato.

Kathlyn sollevò l'abito già lacerato, salendo a cavalcioni sulle mie gambe.
Non esitai a stringerle il culo tra le mani, beandomi del suo sguardo disperatamente eccitato.

BLACK LIES Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora