30.Occhi lucidi

1.5K 72 31
                                    

EVAN
Vancouver, 26 dicembre

QUELLA STESSA NOTTE ero rientrato in stanza quasi due ore dopo rispetto Kathlyn.
Le luci erano spente e il suo corpo nascosto sotto il pesante piumone invernale.

Mi tremavano le gambe dallo sforzo fisico alla quale avevo sottoposto il mio corpo; dopo due ore consecutive di corsa e altrettante passate sotto il getto bollente della doccia, mi ero obbligato a rientrare in stanza, evitando di prendere la strada per la cucina.

L'alcol mi aveva sempre schifato, ma mai come allora avrei voluto dimenticare tutto, sfondandomi di quella bevanda tanto mortale quanto paradisiaca.
Tornare indietro nel tempo non era possibile ed utilizzare la scusa di un alcolizzato senza controllo non risultava più un'idea tanto malvagia.

Avevo chiuso la porta alle mie spalle e la stanza era sprofondata nel silenzio ancora una volta.
Il corpo di Kathlyn era nascosto dal pesante piumone invernale ma esso non era bastato ad attutire i singhiozzi del suo pianto.

Mi ero paralizzato sul posto, inerme davanti la peggiore tortura che qualcuno avesse mai potuto affliggermi.

Se solo me l'avesse chiesto avrei investito il mio intero patrimonio in avvocati, avrei spedito in galera la madre per ogni singola parola  pronunciata e avrei portato Kathlyn il più lontano possibile da tutto e tutti.
Respiravo solo grazie a lei, eppure questo non sembrava bastare.

Era uscita a cena con il suo ex senza nemmeno dirmelo.

Aveva preferito passare il Natale con lui che non me.

Mi aveva guardato negli occhi e mentito come se nulla fosse.

«Evan, Kathlyn! Guardate qui!»
Uno dei tanti fotografi richiamò la mia attenzione, facendomi voltare verso la muraglia di macchine fotografiche di fronte ai nostri corpi.

Tornai con i piedi per terra in un solo secondo, ricordando a me stesso cosa diavolo stessi facendo.
Tutto era iniziato come finzione, per una sera non avremo dovuto fare altro che riprovarci.

Avvolsi la vita di Kathlyn con un braccio, entrando in contatto con la schiena scoperta dal suo vestito.
La mia mano si adagiò al fianco opposto e come se fosse la cosa più semplice del mondo, le dita di Kathlyn si intrecciarono alle mie.

Una cascata di flash si accese sulla nostra figura, facendomi irrigidire come marmo.
Sentii le dita dolermi per quanta forza utilizzai nel stringere il pugno destro all'interno della tasca dei pantaloni.

Circondando l'esile corpo di Kathlyn con la mia figura, percepii i suoi polpastrelli accarezzarmi le dita della mano legata al suo fianco.
Come se niente fosse, sembrava quasi che lei si fosse accorta del mio nervosismo solo standomi vicino.

Mi lasciai accarezzare il dorso, vivendo per un solo secondo di quel contatto.

Non guardarla. Non guardarla. Non guardarla.

Distolsi lo sguardo dai fotografi, abbassando il capo nella sua direzione.

La biondina sorrise dolcemente alle telecamere, risplendendo come sempre per tutti loro.
I lunghi capelli d'oro le ricadevano in  morbide onde dietro le spalle mentre due ciocche ribelli le accarezzavano le tempie.
Il suo corpo era fasciato da un lungo vestito rosso, aperto sulla schiena, moderatamente scollato sul davanti.
Uno spacco laterale metteva in luce la morbida pelle della gamba destra, facendo scivolare lo sguardo fino agli alti tacchi portati ai piedi.

BLACK LIES Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora