"Ehi, sveglia".
Emilia sbatté le palpebre, la voce di Federico che si mescolava a sogni confusi.
Si strofinò gli occhi con il dorso delle mani e, quando li aprì, lo vide seduto sul letto accanto a lei, intento a solleticarle il naso.
"Buongiorno" mormorò la ragazza, tirandosi su a sedere.
Prima ancora di vedere la tazzina di caffè fumante, disposta insieme a un cornetto su un vassoio, ne sentì l'odore, gustoso e penetrante.
"Che ore sono?" domandò, guardandosi attorno stranita.
Federico distolse lo sguardo, come un bambino che ha appena commesso una monelleria. "Le dieci e mezza".
"Cosa?". La ragazza spalancò la bocca e prese in mano il cellulare per controllare se le stesse dicendo la verità. "E la scuola? La tua interrogazione?".
"Fa niente, dai".
Emilia era sconcertata. "La Bartolini ti incula, lo sai?".
"Ma sì, 'sti cazzi".
Notando che l'espressione severa di Emilia non cambiava, scoppiò a ridere. "Tranquilla, ho una buona media in latino, le sto simpatico".
"Non credo proprio" rispose lei, senza sarcasmo nella voce.
"Eddai, Emilia". Il ragazzo le rivolse uno sguardo infantile e implorante e indicò il vassoio sul comodino. "Questa colazione può bastare per farti togliere il muso?".
Emilia tentò di mantenere un'espressione corrucciata, ma fallì e si sciolse in un sorriso.
"Sei sceso a prendermi il cornetto?".
Federico annuì fiero. "Quello artigianale della panetteria, spero che ti piaccia al cioccolato".
"È il mio preferito". Portò il vassoio sulle gambe e inzuppò il cornetto nel caffè. Solo nel momento in cui ne addentò il primo morso si accorse di quanta fame avesse. "Grazie, non dovevi".
Il ragazzo rispose con un sorriso e aspettò in silenzio che finisse di mangiare.
"Come stai?" domandò quando Emilia ebbe dato l'ultimo morso.
Emilia esitò alcuni istanti. La notte precedente le sembrava lontana, quasi finta, come se non l'avesse mai vissuta. Ricordò con apatia sprazzi del litigio con suo padre, la corsa sotto la pioggia, l'arrivo a casa di Federico. Era davvero successo tutto quello?
"Non lo so". Rispose, con lo sguardo perso di chi non ha rielaborato un evento negativo. "Credo di dover ancora rielaborare tutto".
Federico annuì. "Penso sia normale. Però stamattina ti trovo meglio".
Emilia sospirò e sorrise. "Io non so davvero come ringraziare te e tua madre, avete fatto per me una cosa enorme".
"Emi, non c'è bisogno che ci ringrazi ancora. Era la cosa giusta da fare".
"Tua mamma pensa che io sia una pazza, vero?".
Federico trattenne a fatica una risata e si alzò dal letto, prendendo il vassoio. "È abituata a Ruben, tranquilla. Ogni tanto lui e suo padre si prendono per i capelli perché lui gli sgama l'erba e quindi poi viene a piangere da noi".
Emilia restò interdetta e tentò di rispondere qualcosa, ma il ragazzo era già sulla soglia.
"Io vado a posare questo di là, se vuoi usare il bagno sai dov'è".
"Grazie".
Entrò in bagno muovendosi come se conoscesse quella casa da sempre e non si sentì inadeguata in quel luogo. Se la sera precedente aveva continuato a martellarsi le tempie, chiedendosi come le fosse venuto in mente di salire a casa di Federico e addirittura accettare di fermarsi a dormire lì, in quel momento le parve che non ci fosse nulla di strano in quella situazione.

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Felicità Puttana
Teen FictionEmilia Martucci ha diciassette anni, una lingua tagliente quanto una lama e un unico obiettivo: sopravvivere al quarto anno di liceo classico. Grazie a un ripasso dell'ultimo minuto nel bagno della scuola e a una sfortunata serata in discoteca, tro...