35- Sto bene

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10 maggio

Emilia era seduta sul davanzale della finestra della sua stanza, le gambe nude a penzoloni nel vuoto, le mani in grembo e gli occhi rivolto verso il cielo. Dal suo appartamento, incastrato tra le vie strette di San Salvario, poteva scorgere solo un rettangolo di cielo, che quella sera era limpido. La fresca brezza le pizzicava la pelle nuda e rendeva turgidi i capezzoli, che, come bottoni, si intravedevano attraverso il tessuto della maglia bianca.

In strada regnava il silenzio e l'unico suono nella notte era un vociare lontano e indistinto, proveniente probabilmente da un bar. Il lampione, la cui luce tremolava da un po', si spense di colpo, gettando il vicolo e la stanza di Emilia nel buio.

"Stai bene?".

Andrea comparve di fianco alla ragazza e puntellò i gomiti sul davanzale.

Il ciuffo era ormai così lungo da coprirgli gli occhi ed Emilia, con delicatezza, lasciò scivolare le dita sulla sua fronte, spostandogli i capelli.

"Sto bene" mormorò, le labbra incurvate in un tiepido sorriso.

Il buio rendeva goffo ogni loro movimento e si affidarono incerti all'udito e al tatto.

Il respiro di Andrea era nervoso. Inspirava profonde boccate d'aria, e, quando espirava dal naso, l'aria vibrava, come in un leggero russare.

Emilia gli accarezzò il viso, le piccole dita scivolarono sul naso appuntito e all'ingiù, sulle labbra, sul mento e Andrea le baciò le dita, e poi il dorso della mano, disegnando curve immaginarie con le proprie labbra umide.

"Sto bene" ripeté Emilia a sé stessa, tornando a guardare il cielo. Le stelle brillavano timide, alleviando il senso di desolazione e inquietudine in cui era stato gettato lo stretto e scuro vicolo. Sulle pareti del palazzo di fronte, balconi e cornicioni disegnavano giochi di ombre e, con un pizzico di fantasia, non era difficile immaginare che quelle ombre potessero prendere le sembianze di creature mostruose.

Le labbra di Andrea si posarono sulla sua coscia e una sensazione di calore le si fece strada nel basso ventre mentre lui le lasciava una fila di baci e pizzicava con dolcezza la pelle tra i denti.

"Sto bene" disse ancora Emilia, nella sua testa.

Fino a qualche mese prima avrebbe sentito ogni fibra del suo corpo vibrare d'eccitazione, ma qualcosa era cambiato. Stringeva le cosce, nel tentativo di inebriarsi di quella leggera sensazione di piacere, ma non ci riusciva.

Il ragazzo sollevò appena il capo.

"Stavo pensando un cosa" disse, solleticando l'altra coscia con le dita.

Emilia gli accarezzò la testa.

"Cosa?".

Andrea non rispose.

Il respiro si fece ancor più nervoso, ma dalla sua bocca non uscì parola alcuna.

"Ehi?" domandò Emilia con un filo di voce.

"Forse potremmo farlo". Tornò in posizione eretta e guardò la ragazza negli occhi. "Tu che ne pensi?".

Emilia abbandonò la mandibola alla gravità.

"Ma adesso?".

"No, no". Il ragazzo scoppiò a ridere. "Magari in gita".

Emilia aggrottò la fronte e distolse lo sguardo.

"Beh, sì". Si sforzò di sorridere. "Sì, assolutamente".

Andrea percepì l'incertezza nella sua voce. "Solo se vuoi, non vorrei mai che tu ti sentissi costretta".

La ragazza lo zittì con un bacio in bocca, al quale Andrea si abbandonò completamente. Le cinse la vita e lasciò che le mani si facessero strada sotto la maglietta ed esplorassero la sua schiena spigolosa.

"Sto bene". Per la terza volta Emilia pensò quelle parole, tentando in tutti i modi di farle proprie.

Scese dal davanzale e inarcò il bacino verso Andrea, muovendosi in una danza frenetica.

"Sto bene".

Afferrò quasi con violenza la mano del ragazzo e la portò sul pube, guidandolo, come se quella mano appartenesse a lei.

Si contorse come una murena, strinse le cosce e si abbandonò al piacere.

Fu un piacere lieve, poco soddisfacente, forzato, troppo rapido.

"Sto bene".

Lasciò che Andrea la baciasse, quasi inerme.

"Io voglio farlo.

Io voglio fare sesso con Andrea".

Eppure quello stupido, inutile, acerbo orgasmo le aveva ricordato che l'unico corpo a cui avrebbe voluto abbandonarsi non era presente in quella stanza.


Spazio autrice:

Ehilà, grazie per aver letto questo capitolo! So che è breve rispetto ai soliti, ma non avrei saputo dilungarmi oltre. Spero di essere riuscita a trasmettere la confusione e il malessere di Emilia, che in questo momento non sa davvero che cacchio fare della sua vita... In caso non dovessi esserci riuscita, beh, anche se mi ferirà, ditemelo hahahaha. Ovviamente scherzo, sapete quanto ci tenga alle vostre opinioni!

E nulla, vi lascio, ci risentiamo martedì. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo prima della gita in Grecia, che, ve lo dico, sarà un disagio unico, quindi tenetevi pronti!

Un bacio❤️

Baby Rose

Felicità PuttanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora