25 aprile- mattina
"E il vocabolario si è distrutto?"
Emilia accennò un sorriso, nel tentativo impacciato di sminuire l'accaduto. "Si è solo staccata la copertina, ma l'ho rimessa a posto con lo scotch".
Andrea annuì perplesso, per poi distogliere lo sguardo e concentrare tutta l'attenzione verso la massa di persone che li circondavano.
Il corteo per la Festa della Liberazione si era fermato lungo Corso Appio. Era una giornata di sole e i raggi filtravano dalle chiome degli alberi, creando giochi di luce sui volti fieri delle persone e sulle bandiere tricolore che sventolavano, prede di un leggero venticello. Emilia, seguendo la traiettoria dello sguardo di Andrea, ebbe un leggero capogiro.
La contentezza provata fino a quel momento, in mezzo ai festoni, ai fazzoletti rossi, ai cori, stava lasciando il posto all'agitazione e avvertì alcune fastidiose fitte allo stomaco.
"Non so se ce la faccio, Andre".
"Sì che ce la fai".
Circondò il collo della ragazza con le braccia e le stampò un bacio in fronte. "Sei una forza".
Emilia si abbandonò all'abbraccio e chiuse gli occhi, cercando di scacciare ogni pensiero negativo.
"Il 25 aprile è un giorno di festa" aggiunse Andrea, stringendola contro il suo petto e carezzandole il capo. "Devi essere felice, non ansiosa".
"La felicità non esiste".
"Come, scusa?".
Emilia sorrise.
"La mia vita andrà a rotoli per colpa di Schopenhauer" pensò.
"No, niente". Si liberò dall'abbraccio e si infilò le mani nei capelli. "È solo che ci tengo un sacco a questo discorso e non voglio rovinarlo".
"Non lo rovinerai, tranquilla".
"Chi può dirlo".
Guardò ancora una volta la folla e per un istante ebbe l'impressione che il cuore si fosse fermato.
Il resto del gruppo si stava facendo largo tra le persone e all'appello mancavano solo Elia e Rebecca.
Gli occhi della ragazza si posarono su Federico, che indossava la maglia Antifascista sempre e si muoveva a testa alta, lo sguardo fiero di chi si sente a suo agio nel posto in cui si trova. Mentre il gruppo avanzava, fermò Denisa per un braccio e le stampò un bacio in bocca. Lei rise e ricambiò, per poi prenderlo a braccetto e trascinarlo dietro gli amici.
Emilia restò immobile a fissarli, con le viscere attorcigliate e doloranti.
"Tutto bene?".
La ragazza annuì. "Sì, certo".
Andrea seguì la traiettoria del suo sguardo e sorrise vedendo Federico e Denisa.
Provò ad avvicinarsi a Emilia, le solleticò la guancia con il naso e le labbra.
"No".
La ragazza si ritrasse.
"C'è mio papà in servizio".
"Giusto" rispose Andrea, ridendo. "Ma quindi non sa proprio niente di me?".
Emilia lo ignorò. Continuò a fissare Federico e Denisa, odiandosi per il moto di gelosia che stava provando.
"Oi?".
"Eh?".
"No, dico" ripeté Andrea. "Tuo padre non sa della mia esistenza?".
STAI LEGGENDO
Felicità Puttana
Teen FictionEmilia Martucci ha diciassette anni, una lingua tagliente quanto una lama e un unico obiettivo: sopravvivere al quarto anno di liceo classico. Grazie a un ripasso dell'ultimo minuto nel bagno della scuola e a una sfortunata serata in discoteca, tro...