56- Imparare ad amarti

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N. B. Apporterò alcune modifiche ai tempi di pubblicazione, perciò vi invito a leggere lo spazio autrice di oggi❤️

6 giugno

Mancava una settimana alla prima dello spettacolo teatrale di Simone.

Questa consapevolezza gravava sul capo di Emilia come un macigno, mentre varcava l'ingresso principale del teatro Gobetti, uno splendido capolavoro di arte e architettura ottocentesche nel cuore della città, concesso dall'amministrazione comunale al gruppo di teatro del D'Azeglio per mettere in scena la propria pièce.

Qualche settimana prima, quando ancora tutto era tranquillo, Simone aveva indetto le prove generali per quel martedì. Venuto a conoscenza dei problemi creatisi all'interno del gruppo, avrebbe preferito rimandarle, ma Federico aveva insistito affinché si svolgessero lo stesso.

La ragazza prese posto a metà sala e la voce tonante di Federico risuonò nelle sue orecchie ancor prima di vederlo. Il cuore prese a batterle con violenza nella cassa toracica.

C'era qualcosa di magico in quella scena. La platea era nella penombra, pesanti tendaggi oscuravano i finestroni ai lati, e gli attori sul palco, illuminati da una luce artificiale, sembravano sospesi in un tempo e in un luogo onirici.

Emilia era tornata una spettatrice esterna delle azioni di Federico, come lo era stata per anni. Negli ultimi mesi le loro strade, che credeva destinate a proseguire parallele, si erano incrociate, e il pensiero che sarebbero potute tornate a separarsi per sempre le bloccava il fiato in gola.

"In quell'istante mi domandai: ma io che cosa sto facendo? Non me lo ero mai chiesto prima. Avevo seguito il mio istinto ed era stato lui a portarmi sulle montagne a combattere, a suggerirmi che ero sulla retta via. Non c'è nulla al mondo di più istintivo della fame di libertà. Io...".

Federico incrociò lo sguardò di Emilia.

Incespicò nelle proprie parole e si immobilizzò, in volto una fragilità e un imbarazzo per lui insoliti.

Simone, seduto in prima fila davanti al palco, si voltò di scatto e spalancò gli occhi.

"Ok ragazzi, interrompiamo un attimo".

Rivolse uno sguardo preoccupato a Federico, il quale sembrava totalmente ipnotizzato, e poi aggiunse: "Ci rivediamo tra quindici minuti".

I ragazzi si allontanarono con un brusio, lanciando alcune occhiate curiose e divertite agli attori protagonisti dello spettacolo.

Emilia non si curò di quegli sguardi molesti. Restò ferma al proprio posto, stoica, attendendo che Simone la raggiungesse.

"Ti ho chiamato tre volte" esclamò il ragazzo. "Ero preoccupato, credevo che non saresti venuta, ho anche chiesto ad Ale che fine avessi fatto, ma mi ha detto che non sapeva nulla".

"Io e Alessia non ci parliamo".

"Ah". Si spazzolò i capelli con una mano, nervoso. "Mi dispiace".

"Non serve. Comunque sono venuta solo per dirti che non ho più intenzione di partecipare al tuo spettacolo".

La ragazza rivolse un'occhiata al palco. Federico era andato via e questo alimentò l'agitazione che le divampava nello stomaco.

"Emilia, no". La voce di Simone si fece stridula. "Ti supplico, non puoi".

"È inutile che tenti di convincermi, ormai ho deciso".

"Se te ne vai tu, questo spettacolo muore".

"Non mi interessa" ribatté scontrosa Emilia, pentendosi all'istante di quella frase. Negli occhi espressivi di Simone si rese subito leggibile il dolore. "No, non è vero che non mi interessa, però penso che ritirarmi sia la scelta migliore per tutti. Comunque puoi far esibire la sostituta, no?".

Felicità PuttanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora