13 aprile
"È venuto sotto casa con la macchina senza avvisarmi, poi mi ha portata in un ristorante che amo dove fanno una bourguignonne da paura, è stata una cosa così carina".
Denisa parlava animatamente, la voce entusiasta e gli occhi che sbrilluccicavano. Era seduta con le ragazze a uno dei tavoli da pic-nic del cortile della scuola, dove molti altri studenti, incoraggiati da una piacevole brezza primaverile, avevano deciso di trascorrere l'intervallo.
"E niente, dopo aver mangiato abbiamo fatto un giro in macchina e poi mi ha riaccompagnata a casa".
Alessia colpì l'amica con una leggera gomitata nelle costole. "Un giro in macchina? Adesso si dice così?".
"Dai, smettila" rispose Denisa, fingendosi imbarazzata. "Va beh, diciamo che dopo cena si è fatto abbondantemente perdonare per essere stato poco presente nell'ultimo periodo".
Emilia avrebbe solo voluto tapparsi le orecchie. Se ne stava con la testa appoggiata alla mano e si sforzava di sorridere e ridacchiare, anche se negli occhi era leggibile tutto il suo disagio.
"Emi, tutto bene?".
Denisa la scrutò con i suoi occhietti indagatori ed Emilia ricacciò tutto il proprio disappunto in un angolo remoto del cervello.
"Sì sì, sto bene. Perché?".
"Non lo so, ti vedo pensierosa".
Emilia trasse un profondo respiro, seccata. Denisa era troppo brava a leggere le persone. "È che dopo l'intervallo abbiamo la versione di greco, sono un po' agitata, tutto qui".
"Cazzo, dai, vedrai che andrà tutto bene" rispose la ragazza, sorridendole incoraggiante. "Comunque Fede ieri mi ha detto che alla fine sarete voi a recitare nello spettacolo di Simone, che figata".
Tutto in quella conversazione era profondamente sbagliato. Emilia non riusciva a non pensare che Denisa in fondo avesse dei sospetti su ciò che ella provava e che ogni singola affermazione fosse diretta a cogliere qualche indizio.
Eppure Denisa aveva un sorrisone stampato in faccia e i suoi occhi espressivi non tradivano alcuna emozione negativa. Quella fiducia sincera alimentò i sensi di colpa di Emilia: provare dei sentimenti per il fidanzato della propria migliore amica era quanto di più viscido si potesse fare. E ridicolo, dal momento che non erano nemmeno ricambiati.
"Sì, ora Simone sta cercando persone per i ruoli secondari, poi dovremmo iniziare con le prove ufficiali".
"Speriamo che il preside non boicotti lo spettacolo" intervenne Alessia, ridacchiando tra i baffi. "Penso che preferirebbe buttarsi dalla finestra piuttosto che vedere Federico sul palco nel ruolo del protagonista".
Invece di scatenare le risate delle altre, quella frase fece calare il silenzio e le ragazze si scambiarono alcune occhiate afflitte.
"Raga, ma cosa sono queste facce?" domandò Alessia, sorpresa. "Davvero credete che non riuscirà a convincere il preside a non annullare la gita?".
Mentre le ragazze parlavano, Federico e gli altri rappresentanti erano nell'ufficio del preside. Dopo l'occupazione, Pozzoli aveva espresso la ferma intenzione di voler cancellare la gita scolastica, ma, dato che le quote erano già state versate, i ragazzi si stavano aggrappando ai più assurdi cavilli legali per impedirne l'annullamento.
"È che vorrei non saltare la gita per il secondo anno di fila" rispose Denisa, rabbuiatasi. "La gita in Grecia è un pilastro, un'istituzione, una delle poche cose che conta in questa scuola di merda".
"Come mai l'avete saltata anche l'anno scorso?" domandò Alessia.
"Non lo sapete? È per la storia di Siccardi".
STAI LEGGENDO
Felicità Puttana
Teen FictionEmilia Martucci ha diciassette anni, una lingua tagliente quanto una lama e un unico obiettivo: sopravvivere al quarto anno di liceo classico. Grazie a un ripasso dell'ultimo minuto nel bagno della scuola e a una sfortunata serata in discoteca, tro...