16 aprile
Seduta sull'erba a gambe incrociate, Emilia osservava un gruppo di bambini, che si rincorrevano attorno alla fontana circolare al centro del prato. L'acqua zampillava come a voler raggiungere il cielo, di un azzurro intenso, il colore che preannunciava la primavera.
In lontananza, le mura rosse del Palazzo Reale dominavano quei giardini perfetti, un capolavoro di geometria degno dei reali che vi abitavano un tempo.
"I torinesi avranno per sempre qualcosa di Sabaudo" diceva ogni tanto Giuliani, il suo professore d'italiano. E storceva il naso ogni volta che Emilia gli ricordava di avere origini lucane e che al Sud Italia i Savoia avevano fatto molte porcherie.
Una notifica apparve sul cellulare della ragazza. Le mancò il fiato quando lesse il mittente del messaggio.
F: -Ei Emilia, Ruben mi ha detto che ieri sera mi hai aiutato quando ero sbronzo, volevo ringraziarti. Non ricordo niente della serata, sono un disastro haha-
Emilia venne colta dal sollievo. Se Federico le aveva scritto un messaggio, voleva dire che Ruben aveva tenuto la bocca chiusa su quanto accaduto.
E: -Figurati, non si abbandonano gli amici sbronzi in difficoltà hahaha-
F: -Giusto haha. Comunque ci vediamo giovedì alle prove, tu ci sei vero?-
E: -Certo. A giovedì-
Ricaccio il telefono in tasca, guardandosi attorno come una ladra. Non c'era nulla in quei messaggi e nel comportamento di Federico che potesse far intendere che provasse qualcosa per lei, eppure si sentiva in colpa, come se quel "Sei bellissima" detto per sbaglio avesse aperto uno spiraglio di speranza impossibile da richiudere.
"Bo-oh".
Emilia sobbalzò e Andrea le piombò di fianco.
Si sedette sul prato e si tolse la giacca di jeans, restando con una t-shirt bianca. Aveva i capelli spettinati e il viso arrossato dal sole.
"Cretino" strillò Emilia, dandogli uno schiaffo una coscia.
"Buongiorno anche a te". Le lasciò un bacio sulle labbra e la ragazza si sciolse in un sorriso.
"Oggi si sta da Dio" aggiunse il ragazzo, alzando il capo e chiudendo gli occhi.
"Infatti, finalmente una giornata un po' decente". Emilia si tolse il telefono dalla tasca, con fare nervoso, e lo ripose nella borsa. "Torino mi fa incazzare, ha dei parchi bellissimi, ma per la maggior parte dell'anno non puoi andarci per pioggia, neve, il Po che esonda, uragani".
Andrea scoppiò a ridere. "Torino può permetterselo".
Emilia iniziò a ridere, sapendo quello che Andrea avrebbe detto.
"Sempre e comunque, Roma provincia, Torino capitale". Il ragazzo si sdraiò sull'erba, con un braccio dietro il capo. "Che hai fatto oggi?".
"Niente di che, stamattina la Cabutti ci ha dato le versioni e ho preso un altro meraviglioso 5-, evvai".
"Dai, lo recuperi, siamo solo ad aprile".
Emilia rise sarcastica. "Facile dirlo per te, hai otto di greco".
"Scusa, scusa, volevo solo dare un po' di supporto".
La luce del sole lo obbligò a chiudere gli occhi.
"Tu che hai fatto, invece?".
"Verifica di Bocchio, spero sia andata bene".
Emilia restò immobile con lo sguardo perso nel vuoto. "Ah, Bocchio" disse dopo alcuni istanti. "L'ho visto alla serata artistica del liceo".
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Felicità Puttana
Teen FictionEmilia Martucci ha diciassette anni, una lingua tagliente quanto una lama e un unico obiettivo: sopravvivere al quarto anno di liceo classico. Grazie a un ripasso dell'ultimo minuto nel bagno della scuola e a una sfortunata serata in discoteca, tro...