31- Il sapore della domenica mattina

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4 maggio

"Ma quanto zucchero hai messo?".

Andrea scoppiò a ridere, continuando a mescolare con energia l'impasto delle crepes. "Guarda che non ne ho messo tanto, eh".

"No, figuriamoci" rispose Emilia, alzando gli occhi al soffitto con fare teatrale.

Quel giovedì pomeriggio aveva il sapore della domenica mattina. Il tavolo della piccola cucina di Emilia era occupato da pacchi di farina, zucchero e da una confezione di uova vuota e Andrea era ai fornelli, con indosso un grembiule bianco, allacciato dietro il collo e la schiena.

Il profumo familiare e rasserenante delle crepes appena fatte riempiva la stanza.

"Hai dello sciroppo d'acero?" domandò Andrea, aggiungendo un'altra sfoglia alla pila.

"Ti sembro canadese? Vedi qualche alce allevato in salotto?".

"Nel dubbio chiedo".

"E io rispondo". Emilia sorrise. "Dovrai accontentarti dell'italianissima Nutella".

Prese il barattolo da un ripiano e si appoggiò con le natiche al davanzale della cucina, accanto al piano cottura. Andrea era concentrato sulla preparazione e ne osservò i movimenti, le grandi mani ossute che reggevano il mestolo e la ciotola dell'impasto.

"Com'è poi andata sabato?".

La ragazza ebbe l'impressione che il cuore avesse smesso di battere per alcuni istanti.

"Denisa non ha trovato le prevendite per il Giovi" rispose, tossicchiando per schiarirsi la voce. "Quindi siamo stati in un bar".

Da quando aveva baciato Federico, il suo pensiero fisso era stato Denisa e soltanto in quel momento, vedendo Andrea preparare le crepes con tanta dedizione, con un sorriso sereno e sincero dipinto in volto, venne divorata dai sensi di colpa anche per lui.

"E il compleanno?" domandò, per sviare la conversazione. "Mi hai detto che c'è stato un mezzo casino, ma non mi hai più spiegato".

Il ragazzo accennò una risata. "È stato una merda, guarda".

"Perché?".

"Saba non ti ha detto niente, vero?".

La ragazza scosse il capo e Andrea impiattò un'altra crepe.

"Ha quasi fatto a botte con uno".

Emilia abbandonò la mandibola alla gravità.

"Che cazzo dici".

Il ragazzo sospirò. "Sì, ci ha provato con una che era fidanzata".

"E?".

"Eh". Andrea sollevò appena lo sguardo. "Il fidanzato non l'ha presa bene".

Emilia strabuzzò gli occhi. "E voleva picchiarlo?".

"Sì, cioè, non proprio, hanno discusso prima, un macello, poi 'sto qua è pure un mezzo fascio, gira con gente con cui è meglio non avere problemi".

"Ma cazzo".

Il ragazzo posò il piatto di crepes in tavola ed Emilia si sedette, lasciando che una mano le reggesse la testa pesante.

"Ma chi è 'sto stronzo?".

"Mi sembra si chiami Russo di cognome, ma non sono sicuro. È uno dei migliori amici di Lorenzo Ferraris, non so se lo conosci".

"Non mi sembra, fa la nostra scuola?".

"No, è dell'Alfieri" rispose Andrea, farcendo abbondantemente con la Nutella la prima crepe, che avrebbe destinato a Emilia. "È un ragazzaccio e da quando si è scoperto che saremmo stati avversarsi alla finale della Mole Cup tra lui ed Elia non scorre buon sangue".

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