3- Tu sei Martucci, immagino

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20 febbraio- sera

"Che freddo, cazzo".

I quattro ragazzi camminavano a passo svelto lungo una via isolata del centro città, il freddo pungente della notte che graffiava la pelle. I residenti avevano già spento le luci e chiuso le persiane e a rompere quel silenzio perfetto c'era soltanto il vociare del gruppetto.

"Non ti ho obbligato io a uscire mezza nuda, Emilia".

La ragazza colpì l'amico sulla nuca. "Saba, se fai ancora un commento sui miei vestiti ti meno".

"Ma lasciala un po' in pace" esclamò Andrea, intervenendo a suo rischio e pericolo nel battibecco tra quelle due teste calde. "Sarà libera di vestirsi come vuole, no?".

Emilia gli sorrise grata. "Grazie Andre, finalmente qualcuno che ragiona. È che Elia è un maschilista del cazzo e ancora pensa che vestirsi come sono vestita io sia da troia".

"Questo non l'ho mai detto! Vedi che distorci le mie parole?".

"Alla festa di halloween mi hai chiesto se fossi pronta per andare sui viali".

"Quanto te la prendi, oh, era una battuta. E poi non è colpa mia se avevi una maglia trasparente e nemmeno indossavi il reggiseno".

"Vedi che sei maschilista?".

L'arrivo al locale costrinse i due a zittirsi. Una massa di studenti affollava la via angusta e non era chiaro dove iniziasse e finisse la coda.

"Allora, un mio amico di quinta B dovrebbe averci messo in lista per il tavolo" esclamò Elia "Quindi teoricamente abbiamo l'ingresso prioritario".

Emilia aggrottò la fronte, scettica. "Ma noi abbiamo pagato l'ingresso normale".

"Che palle che sei, proprio figlia di uno sbirro" rispose il ragazzo, infastidito. "Fidatevi di me, dobbiamo solo capire da dove si entra".

Il ragazzo si mise in testa al gruppo ed Emilia trasse un profondo respiro, tentando di placare la rabbia.

"Vedila così, al massimo si fa lui la figuraccia se scoprono che ha tentato di imbucarsi" esclamò Andrea, affiancandola.

Emilia gli rivolse un'occhiata scettica e fredda, ma il sorriso dolce del ragazzo la sciolse. Aveva uno sguardo rassicurante, un paio di occhioni scuri che trasmettevano allegria, e subito le venne voglia di sorridere, nonostante il malumore provocato da Elia. Si conoscevano appena, eppure si era subito istaurata tra loro una certa complicità.

"Venite qua".

Elia invitò gli amici ad accodarsi con lui nella fila dei tavoli. L'aria era carica di tensione e Alessia, stanca di sentire i due amici battibeccare, sapeva di dover intervenire in qualche modo.

"Certo che siamo proprio una scuola triste" commentò, scrutando gli altri studenti. "È la festa di Carnevale e nessuno è mascherato".

Elia annuì convinto. "Hai ragione, in effetti. Da cosa ti saresti vestita?".

La ragazza ci pensò su alcuni istanti, evitando volontariamente di incrociare lo sguardo di Emilia. Poche settimane prima avevano programmato di vestirsi in modo un po' succinto da angelo e diavolo, ma non l'avrebbe mai ammesso, non di fronte ad Elia. "Alunna di Hogwarts, credo".

"Figo, non sapevo ti piacesse Harry Potter".

"Non sarebbe la mia migliore amica, non credi?" esclamò Emilia, prendendo a braccetto Alessia. Senza dirsi una parola, si erano lette vicendevolmente nel pensiero. Emilia stava trattenendo a fatica le risate, e dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per rendere credibile la bugia dell'amica.

Felicità PuttanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora