14- La morte della letteratura latina

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20 marzo- mattino

"Chi sono gli interrogati di oggi?".

La Bianchi scrutò uno ad uno i suoi studenti, gli occhiali rettangolari sulla punta del naso e i lunghi capelli biondi raccolti sulla nuca.

"Viale, Bottero e Martucci" rispose una ragazza dalla seconda fila e l'insegnante non riuscì a nascondere un sospiro sommesso.

Ogni volta che entrava in Quarta D le risuonavano in testa le parole di sua sorella maggiore, che, nel momento in cui aveva saputo che la sorellina si sarebbe iscritta alla facoltà di Lettere, le aveva detto: "Hai veramente intenzione di spaccarti la schiena sui libri per cinque anni della tua vita per poi insegnare a dei caproni che non capiranno niente della tua materia?".

E quel discorso si faceva ancor più rumoroso quando sapeva di dover interrogare i peggiori della classe e assistere per l'ennesima volta alla morte della letteratura latina.

Alessia, ignara di quello che stava passando per la testa alla professoressa, sorrise incoraggiante alla sua amica. "Vai, Emi, spacca tutto".

La ragazza si alzò dal banco e si diresse alla cattedra strisciando i piedi, con l'entusiasmo di un condannato a morte che si dirige al patibolo. Erano quattro anni che si sforzava di apprezzare il latino, ma più passava il tempo più aumentava l'astio nei confronti della materia.

"Martucci, che ti è successo?". L'insegnante guardò perplessa la studentessa: avvolta in una felpa più grande di tre taglie, aveva delle occhiaie profonde e un grosso cerotto quadrato sul collo.

Emilia lo sfiorò con un dito. "No, niente, ieri mi sono bruciata con la piastra per capelli".

Alessia emise un verso che pareva un grugnito.

"Derossi, cosa c'è di tanto divertente nelle disgrazie della sua vicina di banco?".

La ragazza fece appello a tutto il proprio autocontrollo. "Mi scusi, è solo che ero presente ed è stato molto divertente".

Tutta la classe rise ed Emilia fulminò Alessia con lo sguardo. Approfittando del turno notturno di suo padre, aveva trascorso la notte precedente con Andrea, e il cerotto serviva per coprire un enorme succhiotto violaceo, su cui la professoressa avrebbe fatto sicuramente commenti sgradevoli.

L'imbarazzante conversazione venne interrotta da alcuni colpi alla porta.

"Avanti" esclamò la Bianchi, senza sforzarsi di celare la seccatura.

Emilia si pietrificò.

Federico del Boca era in piedi sull'uscio, con alcuni fogli in mano.

"Buongiorno, professoressa, scusi se disturbo". Aveva l'aria trafelata e i capelli in disordine. "Avrei bisogno di parlare un attimo con Emilia Martucci".

Emilia e Alessia si scambiarono un'occhiata perplessa.

"Però Emilia deve essere interrogata" rispose l'insegnante, abbozzando un sorriso.

"Farò in fretta, è una cosa urgente, riguarda il giornalino, c'è stato un problema con un suo articolo".

Emilia sollevò un sopracciglio, ma Federico parve ignorare il suo sguardo.

"Ma tu non sei il direttore del giornalino, del Boca".

Il ragazzo si leccò le labbra. "Sì, ma l'articolo in questione riguarda un ente con cui sono in contatto, quindi mi tocca risolvere".

La Bianchi pareva poco convinta.

"Gliela rubo dieci minuti, non di più".

"Ve ne do cinque".

Felicità PuttanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora