14 maggio- Sito archeologico dell'Antica Olympia
Nonostante fosse maggio, la Grecia sapeva già d'estate. Il caldo torrido, i grilli nascosti nel terreno, l'odore dell'erba tagliata: i paesaggi peloponnesiaci regalavano una serenità insolita per dei ragazzi cresciuti nel caos del capoluogo piemontese.
"Qui è dove sorgeva il tempio dedicato a Zeus. All'interno vi si trovava la gigantesca statua in oro e avorio realizzata da Fidia, una delle sette meraviglie del mondo antico, purtroppo andata perduta".
Del tempio restavano solo macerie e si poteva soltanto immaginare quanto incredibilmente bella fosse Olimpia nel suo periodo di splendore. Il parco archeologico, immerso nella flora mediterranea, ospitava i resti dell'antica città greca e la guida, una donna di mezza età originaria di Patrasso, raccontava con passione le tradizioni religiose e il processo che avevano portato all'invenzione della più importante competizione sportiva della storia dell'umanità: le Olimpiadi.
"Questo posto è stupendo" mormorò Alessia, guardandosi attorno con occhi sognanti.
"Concordo" rispose Denisa, dopo aver scattato una serie di foto con il cellulare. "Quanto vorrei tornare indietro nel tempo e visitare la città nel suo periodo di splendore".
Le altre annuirono con convinzione, ma, prima che qualcuna di loro potesse aggiungere altro, la voce della guida richiamò la loro attenzione.
"Ora seguitemi, stiamo per arrivare al punto forte della visita. E so che tutti lo state aspettando con ansia".
I ragazzi seguirono la guida, ridendo, lo scricchiolio della ghiaia sotto i loro piedi. Un filo di vento mosse le chiome rigogliose degli alberi e donò sollievo dal caldo opprimente.
"Parlava dello stadio, vero?" domandò Alessia, sognante.
Denisa scoppiò a ridere. "Penso proprio di sì, Ale".
"Non vedo l'ora, chissà com'è, sono troppo curiosa".
"Infatti" aggiunse Rebecca. "Stiamo pur sempre parlando dello stadio delle prime Olimpiadi".
"Esatto, io sono emozionatissima".
Emilia sollevò gli occhi al cielo, scettica. "Neanche fossimo sportive agoniste".
"Non fare la rompipalle" la rimbeccò Alessia. "Siamo immerse nella storia, capisci?".
La ragazza non ribatté, si limitò a scuotere il capo e guardare altrove. Un velo oscuro era calato davanti ai suoi occhi, impedendole di godere della bellezza da cui era circondata. Ogni cosa le sembrava appassita, decadente, indegna di attenzioni e stupore.
"Ragazzi" esordì la guida, voltandosi verso gli studenti. "Siete pronti?".
Dal gruppo si levarono un "Sì" convinto e delle risate e la donna fece segno con la mano di seguirla, attraverso un corridoio in mattoni.
Lo stadio in cui si erano svolte le prime Olimpiadi della storia comparve davanti ai loro occhi. L'incredibile invenzione di un popolo vissuto più di due millenni prima era lì, di fronte a loro.
"Ma è...".
"Una merda".
Le ragazze fulminarono con lo sguardo Emilia.
"Dai, raga, non guardatemi così". Il tono era serio e severo. "È una piana insignificante".
L'ampio terreno su cui si svolgevano le competizioni si estendeva sterile e bruno, circondato da collinette verdeggianti. Non vi era nessuna struttura architettonica appariscente a testimoniare l'importanza storica di quel luogo, solo polvere ed erba.
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Felicità Puttana
Teen FictionEmilia Martucci ha diciassette anni, una lingua tagliente quanto una lama e un unico obiettivo: sopravvivere al quarto anno di liceo classico. Grazie a un ripasso dell'ultimo minuto nel bagno della scuola e a una sfortunata serata in discoteca, tro...