KLARA'S POV
La testa mi fa male.
Sono le sette di mattina e io sono già in piedi davanti allo specchio del bagno, il mio nemico più grande.
Non ho mai amato essere etichettata, sotto qualsiasi punto di vista. Se c'è una cosa che mi può etichettare e che mi innervosisce più di tutte le altre sono gli standard di bellezza, gli standard fisici che riguardano soprattutto le donne. E sapete perché mi fanno arrabbiare? Perché sono una delle poche cose che mi rende debole, vulnerabile.
Non mi interessa se i miei capelli sono spettinati, se i miei occhi sono gonfi o le mie labbra un po' screpolate. I miei occhi sono fissi sulla parte più bassa che lo specchio riesce a riflettere: la mia pancia.
Ieri sera avevo particolarmente fame e ho mangiato un po' più di quanto mangio di solito, infatti stamattina ho la pancia gonfia e i miei fianchi, di solito più marcati, ora sono meno delineati.
Assomiglio ad una porta.
Senza che io possa controllarlo, le mie mani si staccano delicatamente dai miei fianchi, fino a finire su quell'odioso rigonfiamento.
Sposto le mani a destra e sinistra e, più la pelle delle mani sta a contatto con quella della mia pancia, più sento che assomiglio ad una donna incinta; una di quelle al primo mese.
"Non è vero" ripeto dentro di me "è solo la mia sporca immaginazione che mi fa crede di essere sbagliata" continuo a dirmi.
Eppure sento che c'è qualcuno nella mia testa che controbatte e che mi dice cose del tipo "mangia di meno, così non ti lamenterai più", "se ieri non ti fossi ingozzata non ti ritroveresti così", "sei brutta con questa pancia gonfia".
E più questa voce continua ad insinuarsi nella mia testa, più questa voce diventa forte e prepotente, più mi viene voglia di piangere.
"Piangere non risolverà i tuoi problemi" mi disse una volta la mia insegnante di matematica quando presi un brutto voto "devi reagire e dimostrare a te stessa e agli altri che ce la puoi fare" .
Lei probabilmente intendeva farcela a prendere un buon voto nella sua materia, ma con il passare del tempo ho capito che il suo consiglio è valido anche in altri ambiti della vita.
La porta del bagno è aperta. Sento qualcuno togliersi le coperte di dosso e alzarsi a sedere.
Tolgo subito le mani dalla mia pancia e le uso per aprire il rubinetto, per darmi una sciacquata alla faccia ed evitare di mostrare qualsiasi tipo di cedimento emotivo.
Non ne ho mai parlato con i miei fratelli di questi miei problemi di autostima. Non so se mai glielo dirò, forse un giorno, quando sarò riuscita a superarlo. "In quel momento però sarà già storia vecchia" mi convinco.
Forse non ci sarà bisogno di dirglielo. Stanno diventando sempre più frequenti le volte in cui dico a mamma di calare la mia dose di pasta, o quelle volte in cui subito dopo i pasti mi chiudo in bagno e mi sforzo di eliminare quello che ho mangiato.
Sono tante anche quelle volte in cui, ogni tanto, mi sollevo la maglietta davanti ad uno specchio qualsiasi e controllo che non mi sia gonfiata troppo.
<Klara?> la voce assonata di Aron arriva da dietro le mie spalle.
Mi giro di scatto, come se avessi paura che potesse aver sentito i miei pensieri. Fortunatamente non mi pare di aver parlato a voce alta, e Aron sembra ancora un po' troppo frastornato dal sonno.
<sì?> chiedo innocente.
<cosa stai facendo?> domanda lui di rimando.
<mi stavo lavando la faccia> rispondo semplicemente, sforzandomi di non dare alla mia voce l'intonazione triste e deludente che ha nei miei pensieri.
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twelve days are not enough for us
ChickLitHelena ha 16 anni, una grande passione per la lettura, suona la chitarra e sogna una relazione come quella dei libri romance che legge. La nostra protagonista è appena arrivata su un'isola delle Maldive per il decimo anniversario di matrimonio dei s...
