Principesse e galline

209 19 97
                                    


ARON'S POV

Esco dal ristorante con mia sorella per mano.
Non sono andato di nuovo a fare colazione, sono solo venuto a prendere Elsa per accompagnarla al mini club.

Non capisco perché mia madre la spedisca li tutti i giorni per quasi tutto il giorno, ma lei dice di essersi fatta un'amico svedese, quindi suppongo si faccia rinchiudere lì dentro solo per stare con lui e giocare.

<sei sicura di voler andare lì anche oggi?> le chiedo. Fossi in lei io mi opporrei a quest'obbligo.
<sicura> mi conferma lei.
<non ti senti come internata a stare chiusa la dentro tutto il tempo?> borbotto senza continuare a capire, rivolgendomi in qualche modo a mia sorella.
<cosa vuol dire "internata"?> chiede confusa.

Roteo gli occhi al cielo e bofonchio un "lascia perdere".
Elsa scrolla le spalle e non fa più domande.

Appena svoltiamo per la curva che porta alla strada dritta dove c'è il baby club mi viene in mente Helena.
O meglio, mi viene in mente quando la riaccompagnai in camera, la seconda sera.
Usai la scusa che me lo aveva detto Benjamin, invece lo costrinsi a lasciarmi andare con lei.

Perché? Non lo so, forse volevo solamente averla ancora un po' in torno.

Hel ha chiesto di conoscere la mia sorellina. In realtà non lo ha fatto esplicitamente, ma quando mi ha fatto notare che nessuno dei miei fratelli, me compreso, non gliela aveva ancora presentata, mi ha fatto capire di volerla conoscere.

Credo che questo sia il momento giusto, sempre se Helena è in camera.

<Elsa> catturo l'attenzione di mia sorella, che stava agitando avanti e in dietro le nostre mani intrecciate.
<sì?> domanda lei, voltandosi a guardarmi negli occhi.
<ti va di conoscere un'amica?> le chiedo, speranzoso che dica di sì.

Elsa aggrotta le sottili sopracciglia bionde e i suoi grandi occhi blu si assottigliano.
<quale amica?> chiede.

<si chiama Helena> le dico semplicemente, sperando che abbia già sentito il suo nome e lo possa collegare ad un volto.
<è la ragazza che Benjamin dice che ti piace?> chiede Elsa innocentemente.

Rimango a bocca aperta non appena processo quello che ha appena detto mia sorella. Sarò costretto ad ucciderlo un giorno, mio fratello. A meno che non faccia qualcosa di stupido che lo conduca dal creatore, anche se preferirei farlo fuori personalmente.

<Sì, lei> ammetto sospirando <ma Benjamin ha detto una cazz-> appena mi rendo conto che sto per dire una parolaccia mi tappo la bocca.
<cosa stavi per dire Aron?> Elsa ha un sorriso furbo sulle labbra e il suo tono di voce mi fa intuire che adora quando mi scappano brutte parole di fianco a lei.

Io scuoto la testa vago, sperando di fargli pensare che abbia capito male.
<tranquillo, non lo dirò alla mamma> mi rassicura con la sua vocina seria.

Sto per dirgli grazie, ma lei aggiunge qualcosa.
<comunque si, mi piacerebbe conoscerla> dice, riprendendo a far oscillare le nostre mani e iniziando a saltellare al posto di camminare.

<bene> dico semplicemente, mentre prendo il telefono in mano per scrivere ad Hel.

A: blondin

twelve days are not enough for us Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora