Mancanze

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ARON'S POV

La serata di ieri è stata uno schifo.

Punto primo: non doveva andare così.
Punto secondo: quella Dalia ha un parlantina al dir poco insopportabile.
Punto terzo: ora Helena è arrabbiata con me.

Potrei continuare così fino ad elencare addirittura una quindicina di punti.

<buongiorno> mugugna Benjamin, mentre accartoccia il lenzuolo allargando le gambe.
<ciao> rispondo, facendo notare a tutti il mio umore nero.

Subito mio fratello gira la testa verso di me, fulminandosi con un'occhiataccia.
<perché sei incazzato? Ti sei appena svegliato...> chiede subito lui.
<perché si> rispondo secco.

Klara è già in piedi e si aggira per la camera.

<perché si è comportato da stronzo e ora affronta le conseguenze> la sento borbottare sottovoce.
<cosa?> chiedo, facendo finta di non aver capito.
<no, nulla> risponde, facendo la finta svampita.

Grugnisco, ancora più arrabbiato di prima, perché sono consapevole che ha ragione.

Mi alzo dal letto, diretto verso il bagno.
Non appena Ben lo nota, si libera dalle coperte alla velocità della luce e si catapulta in bagno, rimanendo però sullo stipite della porta; intento a farmi innervosire.

<non ti conviene> lo avvisa Jasmine, ancora impastata dal sonno ma ben attiva.

Lui fa un sorrisetto, come un dire a Jasmine "figuriamoci, cosa mi potrà mai fare".
Gli do cinque secondi di vantaggio, dove lo guardo con uno sguardo minaccioso e mi gratto la guancia.

Una leggera barba bionda mi carezza le dita. Devo andare a chiedere a mio padre il rasoio e la schiuma da barba.

Lui incrocia le braccia, trattenendosi da ridere.

Due secondi dopo lo afferro per il coppino e lo trascino lontano dalla porta.
<eddai! Non si può nemmeno scherzare!> si lamenta Ben, massaggiandosi il collo.
<non alle 8.00 di mattina> detto questo, mi chiudo in bagno.

Dopo un quarto d'ora, esco dal bagno con un'asciugamano in vita e il telefono in mano.

Davanti alla porta c'è Jasmine, con il capo rivolto verso il cellulare.
Non appena alza la testa mi esamina. Sono suo fratello, non è la prima volta che mi vede così.

<che cosa fai?> domando stranito.
Lei scuote la testa con un sorrisetto perverso in faccia.

<nulla. Stavo solo pensando a come sverrebbe Helena se ti vedesse in questo momento> dice ridacchiando, per poi superarmi ed entrare in bagno, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandomi imbambolato lì davanti.

Benjamin esplode in una risata sonora, che a quell'ora del giorno suona come se mi fosse scoppiato un petardo a mezzo centimetro dalla faccia.

<coglione> lo insulto prima di scendere al piano di sotto per vestirmi.

Sono davanti alla porta della camera dei miei genitori.

Non sento gli urletti tipici di Elsa, perciò mi viene da pensare che stia ancora dormendo, o che magari sia in bagno.

Busso.

twelve days are not enough for us Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora