Sulle note del cuore

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HELENA'S POV

Mi sveglio con una gamba fuori dal letto e tutte le lenzuola attorcigliate intorno a me. Il cuscino è umido, credo di aver sbavato nel sonno.

Sbadiglio stiracchiandomi.

I miei stanno ancora dormendo e il sole è già alto. Sono giorni che mi prometto di andare a vedere l'alba ma sono troppo pigra per alzarmi presto.
Mi chiedo che ore siano.

Con uno sforzo immenso mi alzo da letto, cercando di non portarmi dietro tutte le coperte, e vado verso la scrivania per prende il telefono.

Ignoro i messaggi che mi sono arrivati da parte di Julia, Simon e Cristian.
Sono le 6.30. Decido di uscire in veranda, non prima di essermi messa addosso una maglietta. L'aria fresca della mattina mi investe.

Non fa freddo come ieri sera, e oggi le previsioni del tempo sono di gran lunga migliori.

Non ho programmi per la giornata, l'unica cosa che vorrei fare oggi è prendere il sole e finire il mio libro.

Cammino fino alla spiaggia, per poi fare qualche passo in più e lasciare che l'acqua del mare mi bagni i piedi.
Ho sempre detestato la sensazioni di freddo improvviso quando il corpo è ancora avvolto dal tepore dei vestiti caldi o delle coperte, ma il mare non è freddo e i brividi mi regalano una sensazione quasi piacevole.

Allaccio le braccia intorno alla vita per tenermi più calda e inizio a scalciare l'acqua, giocando come una bambina.

Dopo cinque minuti mi siedo su uno dei due sdraio fuori dalla stanza.
Ho i piedi insabbiati e freddi, ma non mi importa.

Sulla spiaggia non c'è nessuno, si sente solo il rumore dell'oceano e delle golf car del personale passare dietro la serie di camere alle mie spalle.

La quiete in cui mi trovo è piacevole. Mi ritrovo a pensare alla notte scorsa per non rendere così silenziosa anche la mia testa.

Dopo che abbiamo visto andare via Jasmine e Carl, io e Aron abbiamo raggiunto gli altri al molo dei pesci.
Si erano seduti tutti e tre su una delle basse altalene che si trovano sulla piattaforma e stavano chiacchierando animatamente, così abbiamo deciso di sfruttare quell'occasione per rimanere da soli fin quando qualcuno non ci sarebbe venuto a cercare.

Aron si era sdraiato sul divano circolare a baldacchino di fianco al centro immersioni e io mi sono seduta accanto a lui con le gambe incrociate.

Abbiamo parlato, riso e ci siamo baciati...tanto. Ridevo ogni volta che con la coda dell'occhio vedevo passare qualcuno e ogni volta Aron soffocava i miei sorrisi sciocchi con i suoi baci.

Ero felice, ero davvero felice. Le sensazioni che provavo con lui non lo avevo mai provate con nessun altro, eppure il mio cervello continuava ancora a cercare di auto-convincersi che io non fossi innamorata.

L'amore è sempre stato un concetto astratto per me. Qualcosa di cui ero a conoscenza e su cui fantasticavo spesso, ma non lo avevo mai sperimentato davvero; fino ad oggi.

Mi sento confusa e spaesata se ci penso, nella mia testa tutto spaventa, se devo essere sincera, ma poi quando sono con Aron tutto è così naturale che la paura svanisce e non riesco a fare altro che abbandonarmi al cuore.

twelve days are not enough for us Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora