Rimediare agli errori fatti

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HELENA'S POV

Quando mi sveglio il freddo mi solletica gambe nude. Il resto del mio corpo è tenuto ben al caldo dalla stretta di Aron.

Abbiamo dormito abbracciati, senza muoverci di un centimetro, a quanto pare, perché siamo nella stessa identica posizione in cui mi sono addormentata.

Pensare che è la prima volta che dormo con un ragazzo, che dormo con Aron, mi si scalda il cuore. Poi però una fitta alla testa di fa tornare in mente tutto quello successo ieri sera. La sbornia, la litigata con Aron, il mal di testa atroce e il freddo.

Apro gli occhi e cerco di mettere a fuoco gli oggetti intorno a me, provando a familiarizzare con il posto dove mi trovo.

Riconosco la piscina e il colore rosso dei lettini e metto finalmente insieme tutti i pezzi.

Senza muovermi e svegliare Aron, alzo appena la testa e mi do un'occhiata intorno. È quasi l'alba, la luce fioca e il cielo che pian piano diventa sempre più azzurro me lo fanno intuire.

Faccio vagare lo sguardo fin dove la mia visuale può arrivare, e quasi sobbalzo quando davanti a me noto due figure che prima non avevo notato.

Due persone dormono dandomi le spalle in uno dei lettini di fianco al nostro.

Devo concentrarmi e cercare di ignorare le lenti stropicciate che mi appannano la vista per capire che le due sagome in lontananza sono Benjamin e Dalia.
Sembrano dormire tranquilli e non fare caso all'aumento di luce.

Quando ieri sera li ho persi di vista ero troppo impegnata a pensare a me per preoccuparmi di dove fossero andati, ma sono grata che stiano bene.

L'isola è silenziosa. Mi aspettavo che una parte dello staff fosse già in piedi e invece non si vede un'ombra. Forse aspettano le luci dell'alba per mettersi al lavoro.

Un movimento alle mie spalle mi fa irrigidire. Sento la mia pancia farsi sempre più leggera mentre Aron solleva il suo braccio e lo sposa indietro, liberandomi del suo peso.

Al contrario mio, lui si sposta e si stiracchia senza preoccuparsi di svegliarmi, nel caso ipotetico che stessi ancora dormendo.
<Buongiorno> borbotta con voce roca.

Ricambio il saluto in un sussurro, perché ho paura che se alzi la voce, oltre al far uscire una vampata d'alito terribile, mi faccia male la testa.

Tutto quello che vorrei al momento, a parte una ciambella al cioccolato, è un'aspirina o qualcosa per far passare il male che provo ovunque.

<Come ti senti?> si premura di chiedermi il ragazzo al mio fianco.
<Sono stata meglio>

Come previsto, nell'alzare la voce una fitta alla testa mi rimette subito a tacere.

Sento Aron mettersi a sedere, così mi giro a pancia in su e mi prendo qualche secondo per studiarlo bene.

Ha il viso assonnato, i capelli scompigliati, i vestiti stropicciati e le labbra ancora leggermente incollate tra loro, eppure non è mai stato così bello.

Non credo si possa dire lo stesso di me.
Sono sicura di avere i capelli tutti scompigliati, il mascara colato e l'espressione di una che è stata messa k.o da tre shottini del cazzo.

Il biondo si volta a guardarmi. Mi aspetto che rida, che mi prenda in giro per la mia faccia stralunata, invece mi sposta una ciocca di capelli da davanti al viso e mi chiede se voglio provare ad alzarmi a sedere.

Annuisco, lui mi porge la mano per aiutarmi a mettermi dritta e un'improvviso senso di nausea mi fa gonfiare le guance come se dovessi vomitare.

<Ehi, no no no, non ci provare nemmeno>
Guardo Aron con le sopracciglia aggrottate per la sorpresa.
<Non ti vomiterei mai addosso> ribatto offesa.

twelve days are not enough for us Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora