Cap.20 Paura

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JASON

La mattinata passa velocemente tra una riunione e una pausa. Grace mantiene il passo. Presta molta attenzione a ciò che faccio, a ciò che dico. Sembra essere nata per fare questo mestiere ma dentro me sento che in realtà lei potrebbe arrivare molto più in alto.

«Pranziamo fuori?», chiede distrattamente.

Sorrido. Non mi tratta come se fossi il suo capo, no. Si rivolge a me con fare naturale, quasi come se stesse parlando con un amico. Peccato che io non abbia nessuna voglia di essere suo amico. Non riesco proprio a immaginare di starle vicino in quei panni.

«Dove vuoi che ti porti?», chiedo con tono accogliente.

Dopo tutto il lavoro svolto e dopo il piccolo incidente che ha subito, non mi dispiace pranzare in sua compagnia. Così facendo, ho modo di conoscere qualche in dettaglio in più che riguarda la sua vita privata.

«Non ne ho idea, io sono una frana. Scelga lei».

Mi sorride timidamente e per la prima volta noto che delle fossette si formano ai lati della sua bocca rendendola tremendamente sexy ai miei occhi. Non so come sia potuto sfuggirmi un particolare così importante. È delicata a tal punto che sembra assurdo averla a due centimetri dal mio viso.

«Ho quello che fa per noi»

Apro la porta e la lascio uscire per prima. La seguo adagio, senza perderla di vista.

Una volta fuori dall'azienda, troviamo il mio autista ad aspettarci. Grace si volta a guardarmi, stupita.

«Sì, è mia. Non abituartici troppo», scherzo, cercando di smorzare l'imbarazzo creatosi.

Grace mi guarda con un'espressione che è un misto tra entusiasmo e stupore. L'autista apre la portiera, sale prima lei e poi io. Ci accomodiamo e scruta l'auto a fondo.

«Che modello è?», chiede, mentre con una mano accarezza i sedili in pelle.

«È una BMW serie 3. Non abituarti però, ho intenzione di cambiarla con altro nel giro di un mese massimo», rispondo con un filo di arroganza.

Grace si zittisce. Sono stato forse troppo brusco?

Guarda fuori dal finestrino e il suo viso è rilassato. Credo abbia smaltito completamente l'ansia e la preoccupazione che l'hanno accompagnata per tutta la mattinata. Sono felice di vederla così.

«Signori, siamo arrivati!»

Grace sobbalza appena, attirata dalla voce del mio autista.

Mi giro a guardarla, lei fa lo stesso, sorridiamo entrambi.

«Pronta?», chiedo, invitandola a scendere.

Annuisce.

Una volta fuori, l'osservo mentre guarda estasiata la facciata dell'edificio.

«Wow», bisbiglia, emozionata.

«Questo è nulla, fidati. Devi vedere l'interno», rispondo fiero.

Entriamo e lo stupore di Grace non passa inosservato all'occhio attento di Jessy, la proprietaria. Sorride divertita nel vederla così 'persa' nel suo mondo.

«Jason! Che piacere rivederti», mi accoglie amichevolmente, baciandomi sulle guance.

Ricambio il saluto a mia volta, presentandole subito Grace.

«Lei è Grace, la mia segretaria. Ho pensato che dovesse assolutamente provare la tua bistecca», dico entusiasta, «spero tu non sia vegetariana, Grace», continuo sorridendo.

Grace scuote la testa mentre si guarda intorno ancora imbambolata.

«Ti ho riservato il tavolo in fondo, nell'area prive. Ho pensato che tu volessi stare tranquillo, lontano dagli schiamazzi e dalla confusione», strizza un occhio e sorride.

Fate or chance?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora