Cap.40 L'esca

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GRACE

«Un punto di sutura per il sopracciglio e un po' di ghiaccio per il naso, tornerà in forma nel giro di qualche giorno», continua a medicarlo, «brutta caduta, eh», conclude, osservandolo.

«In realtà uno stronzo mi ha ridotto così», ringhia lui dal lato, risentito.

«Dovrebbe sporgere denuncia, allora. Chi è il matto che se ne va in giro a malmenare la povera gente come lei?»

«Nessuno!», mi intrometto nel discorso, velocemente.

Ryan mi guarda risentito.

Ok, sono furiosa con Jason, ma non voglio che Ryan sporga denuncia nei suoi confronti. Non so cosa diavolo gli sia preso ma Jason White non è così o almeno, non quello che conosco io. Il loro astio poi finirebbe per continuare in eterno e non credo che ci sia motivo per odiarsi così tanto.

«Lei è la sua fidanzata?»

La dottoressa scuote i miei pensieri, portandomi nuovamente con la mente nella sala del pronto soccorso.

Scuoto la testa. «Un'amica, perché?»

«Curiosità. Mi sembravate molto affiatati, prima».

Colgo un velo di malizia nelle sue parole; Ryan mi guarda con occhi che dicono "ha ragione, è tutto vero". Io, però, non la penso allo stesso modo. Sicuramente anche lui ha giocato sporco. Da quando sarei il "suo" tesoro?

«Se è tutto, noi andremmo», dico, cercando di portare l'attenzione del discorso su altro.

«Le prescrivo degli anti dolorifici da prendere in caso di dolore», appunta il tutto su un foglio da prescrizione, «la prego di stare lontano da qualsivoglia pericolo, il suo naso è ancora dolorante e sanguinerebbe nel giro di pochi secondi, allarmando tutti», conclude, consegnandoci la prescrizione.

Ryan le sorride, io faccio lo stesso, risentita e preoccupata. Quello che è successo, è successo a causa mia. Lo sapevo che non dovevo coinvolgerlo; sapevo che dovevo fare tutto da sola.

«Grazie per avermi accompagnato», bisbiglia, cingendomi le spalle con un braccio.

«Il minimo», lo incalzo, allontanandomi di qualche passo.

Ryan mi guarda confuso; pensava davvero di aver fatto breccia nel mio cuore, così facendo? Sono arrabbiata con Jason ma lo sono anche con lui. Perché provocarlo così tanto? Perché non tacere, dimostrando di essere un gradino sopra di lui?

«Io devo tornare in azienda», lo liquido, fermandomi sul posto.

«Ti accompagno»

«No grazie, posso andare da sola»

«Insisto», mi incalza con tono serio, afferrando il mio braccio.

I miei occhi saettano sulla sua mano prima, sul suo volto poi.

«Ti conviene non farlo», ritiro il braccio con uno scatto, «ad occhio e croce sei tu che hai bisogno di un bodyguard, non io. Ci vediamo in azienda».

Sono stanca di uomini che giocano al principe che deve salvare la principessa necessariamente. Io so salvarmi da sola, da sempre. Che sia Jason White o Ryan Mckenzie poco importa, al momento voglio stare da sola.

Alzo un braccio, attirando l'attenzione del taxista. Mi tuffo in esso, letteralmente, lasciando Ryan come uno stoccafisso sul marciapiede.

«Michigan Avenue, White Enterprise», dico, sporgendomi un po' lungo il sedile dell'autista.

Si immette nella strada e torno al mio posto. Se penserà di potermi controllare, si sbaglia di grosso. Siamo di nuovo al punto di partenza e questa volta sarà diverso. O almeno spero.

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