Cap.28 Nuove conoscenze

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JASON

Rientro nel mio ufficio in preda al nervosismo.

«Dove diamine sei finita, Claire?», farnetico ad alta voce.

Faccio avanti e indietro per la stanza ininterrottamente.

«Per caso un uragano è passato di qui?»

Sento la voce di Grace provenire da dietro le mie spalle. Mi volto di colpo e la trovo lì, sulla soglia della porta, sorridente e in attesa che io l'accolga.

«Grace, entra pure», dico, schiarendo la voce.

Fa come dico, a passo lento entra dentro la stanza, chiudendo la porta dietro di sé. Raccoglie man mano i fogli che sono caduti sul pavimento, lo fa con una delicatezza tale che sembra quasi stia raccogliendo i cocci della mia autostima.

E del mio cuore

La guardo imbambolato. Deglutisco e uno strano desiderio si accende dentro me. Non so come spiegarlo ma, in presenza di Grace, i cattivi pensieri abbandonano la mia mente per dar sfogo a emozioni positive.

«Ecco fatto», dice, adagiando i fogli sulla scrivania.

«Grazie, non ho potuto sistemarli prima».

In realtà, non ho voluto farlo. Dopo la discussione accesa avuta con Claire, mi è sembrato di impazzire. Seppur terminata nei migliori dei modi, mi ha irritato a tal punto che l'unica valvola di sfogo è stata questa: mandare tutto al diavolo.

Accenna un sorriso mentre continua a fissarmi con quegli occhioni che si ritrova.

Abbasso lo sguardo sui miei vestiti, in cerca di un qualcosa che possa aver attirato la sua attenzione ma mi rendo conto di essere vestito sempre allo stesso modo. Lei invece, ha cambiato gli abiti.

«Non indossavi un abito stamattina? Cosa è successo?», chiedo frettolosamente mentre mi accomodo.

L'espressione di Grace muta, mi fissa incuriosita. Sembra che si stia chiedendo il perché di quella domanda.

Domanda fuori luogo?

«Scusami Grace, ho una mente troppa attenta al dettaglio. Sei sempre bellissima», dico con tono caldo, rassicurandola del suo aspetto. Anche se, sa di essere bella. E non solo esteticamente parlando.

«In realtà, ho avuto uno spiacevole disguido a pranzo. Non puoi neanche immaginare», risponde imbarazzata, volgendo lo sguardo altrove.

«Disguido? Di che genere?»

Grace sorride imbarazzata, si siede sulla poltrona e si avvicina alla scrivania. I suoi occhi grandi splendono come due fari nella notte. Sembra assurdo che tanta positività possa essere emanata in questo modo.

Focalizzo la mia attenzione sulle sue labbra. Non posso fare a meno di notare che, nonostante il freddo tagliente, le curi con grazia e attenzione. Non è una donna che si trucca molto, tutt'altro. Eppure le sue labbra sembrano dirmi sempre 'mangiami'. E lo farei, la divorerei di baci. Senza saziarmi mai.

La sua coda ondeggia da un lato all'altro mentre con nonchalance Grace continua a parlare... e ancora parlare... e parlare. Ho perso il filo del discorso già da un po', credo anzi di non averlo mai avuto. Sposto lo sguardo sulla sua camicia bianca. Nella sua semplicità, è molto elegante. Ha delle piccole perle al posto dei bottoni e la scollatura – per niente volgare – le dà un tocco autoritario, oserei dire quasi da boss. Già la immagino a capo dell'azienda, mentre con il suo tacco 12 schiaccia Claire sotto ai suoi piedi.

Rido di colpo.

«Sono così buffa?»

Grace irrompe nei miei pensieri, facendomi tornare alla realtà.

Fate or chance?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora