Cap.31 Confessioni

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GRACE

«Grace, non sono capace con queste cose»

«Lo vedo dal tuo grembiule, chef», ironizzo, spingendolo in là con il sedere.

La cucina si è trasformata in un campo di battaglia. Fortuna che abito da sola in questo palazzo, i vicini avrebbero chiesto i danni, altrimenti.

«Lobster roll, chi lo avrebbe mai detto»

«Ho molte doti nascoste, mio caro».

In realtà ho solo imparato la ricetta tradizionale quando sono stata nel Maine.

Strizzo l'occhio, sorridendogli. Jason mi si avvicina con le mani ancora sporche di spezie, mi afferra con uno scatto e in un secondo mi ritrovo a roteare per aria.

«Gira tutto!», urlo divertita.

«Ora capisci come mi sento quando mi stai vicino?»

Mi lascia scendere e fatico a riprendere fiato. Mi guarda dolcemente, i nostri sguardi s'intrecciano e sento che il mio cuore non arriverà a fine serata.

«È come se stessi sulle montagne russe, vero?», chiedo, mentre continuo a fissarlo.

«Di più, molto di più».

Jason si avvicina maggiormente, indietreggio e finisco per trovarmi spalle al muro.

«Potrei baciarti ora e quindi saltare la cena oppure», sussurra al mio orecchio portando una mano sul muro

«Oppure potremmo cenare ora e rilassarci dopo sul divano», lo blocco, arrossendo sotto al suo sguardo.

Jason accenna un sorriso. Le mie guance bruciano per il timore. Mantengo il contatto visivo e non posso fare a meno di notare quanto gli stessi stiano ardendo per il desiderio.

«Va bene, va bene», indietreggia, «facciamo come dici tu».

Esco da quell'angolo bollente nel giro di pochi secondi. Con passo veloce raggiungo il frigorifero. Al momento, per placare i miei istinti, dovrei chiudermi in esso e uscire domani mattina. Ma morire per ipotermia non rientra nelle alternative valide al momento.

«La tovaglia?», chiede frettolosamente mentre continua a frugare nei cassetti.

«Primo cassetto. Trovi anche i tovaglioli e le posate».

Jason scoppia a ridere improvvisamente. Mi volto verso di lui, osservandolo incuriosita.

«Cosa c'è di così divertente?»

«Solo due posate?», cerca di darsi un tono, «Che tristezza, Grace».

«Mi scusi tanto, Sua altezza. Sa, la vita da single non è tutta questa grande festa. La mia, almeno», ribatto ironicamente.

«Touché»

Jason sembra aver incassato il colpo positivamente. Continua a sorridere mentre apparecchia la tavola.

«Sai, sei così buffa», dice distrattamente mentre si accomoda.

«Buffa io?», ribatto, «ma se sono la persona più seria dell'intero universo», continuo, servendo la cena.

«Sì, lo sei. Ma in senso buono. Mi metti di buon umore e stare con te è davvero un toccasana per la mia anima e per la mia mente».

Lo guardo sbalordita. Un pezzo di aragosta cade dalle mie labbra.

La solita imbranata, maledizione.

Cosa diavolo vuol dire che è un toccasana per la sua anima e la sua mente? Quando siamo arrivati a questo punto? Qualsiasi punto sia. Mi sento... strana. Ma felice.

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