Cap.38 Scottature e caffè

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GRACE

La tensione provata a causa della troppa vicinanza con il signor White, mi ha scombussolata. È difficile lavorare in modo serio dopo un inizio di giornata così 'turbolento'. Nonostante la bassa temperatura presente all'esterno, io sto bruciando. Letteralmente. Ogni parte del mio corpo, è in subbuglio.

Con le mani mi sventolo leggermente, mimando un gesto che non passa inosservato.

«Hai caldo?», chiede, ammiccando.

Jason sta giocando con la mia pazienza. Non sa di cosa sono capace, non osa immaginarlo. Non ha tenuto in considerazione il fatto che i suoi uomini abbiano scelto una tuta un po' troppo attillata per la mia corporatura. Diciamo che se lo volessi, potrei destabilizzarlo seduta stante. Sono troppo sveglia per farlo però, non posso compromettere una giornata di lavoro a causa dei nostri spiriti. È evidente che entrambi ci desideriamo ma non sono quel tipo di persona; a dire il vero, non so perché io non riesca a mantenere un briciolo di calma in sua presenza. C'è qualcosa in lui che mi attira come se fosse una calamita. Nessun sentimento ci lega, nessuna promessa d'amore suggella il nostro rapporto. A dire il vero, non credo che ci sia un rapporto tra di noi aldilà di quello lavorativo.

«Grace? Sei con me?», la sua voce scuote i miei pensieri.

«Sì, scusami. Dicevi?», tossisco imbarazzata, raddrizzando la schiena e cercando così di acquistare maggior sicurezza ai suoi occhi.

Jason è in procinto di dirmi qualcosa quando, improvvisamente, sentiamo qualcuno tamburellare sulla porta.

«Buongiorno, mio caro. Dormito bene? Hai un viso raggiante stamattina!»

Claire, ovviamente. Chi altro se non lei?

Come sempre fa la sua entrata trionfante senza tener conto della mia presenza. Ormai sono abituata, è chiaro che io non le vada a genio; il tutto è ovviamente ricambiato. Non mi è mai piaciuta questa donna e credo che non cambierò mai idea su di lei.

«Buongiorno Claire. Anche tu di buon umore, vedo».

Jason si alza, accogliendola così e invitandola a sedersi sulla poltrona.

«Ah, ci sei anche tu. Non ti avevo notata».

Claire mi lancia un'occhiataccia. Mi guarda dalla testa ai piedi, contrariata.

«Strano, non credo di essere trasparente. Lei che ne pensa, signor White?», ribatto, spostando lo sguardo sul mio capo

Jason schiarisce la voce. È evidente che non si aspettava questa mia domanda a brucia pelo. Sorrido, ho avuto la mia rivincita in pochissimo tempo.

«Sciocchezze a parte, volevo dirti che oggi verrà in azienda Ryan. Credo che possa aiutarci ad ultimare la nuova campagna», riprende lei.

Spalanco gli occhi improvvisamente. Jason sembra essere incuriosito da quella mia reazione.

«Ryan verrà a darci una mano?», dico entusiasta rivolgendomi a Claire.

La donna sembra essere stupita dal mio coinvolgimento nella conversazione. Aggrotta la fronte e lancia un'occhiata a Jason prima di tornare con lo sguardo su di me.

«Sì, tutto ciò ti eccita?», chiede con tono arrogante, quasi annoiato.

Jason tossisce improvvisamente attirando così la mia attenzione. Mi guarda con sguardo accigliato. Sembra essere infastidito dal mio modo di fare. Deglutisco, ricomponendomi. Ci manca solo che il capo inizi male la giornata a causa mia.

«No, ero solo curiosa. Tutto qui».

È chiaro che io stia mentendo. Spero solo che la mia voce non m'abbia tradito. La presenza di Ryan non può che farmi piacere. Almeno non sarò sola con questi due. Claire è in grado di farmi sentire a disagio anche quando sta in silenzio; quel suo sguardo inquisitorio proprio non lo tollero. Con Ryan in questa stanza, sarebbe tutto più facile. Avrei modo di confrontarmi con lui, conoscerlo meglio. Non ho avuto modo di farlo in questi giorni.

«Bene signore, la mia riunione inizierà esattamente tra...», Jason sposta lo sguardo sul suo orologio, sospira e poi continua, «... adesso. Per favore Grace, rispondi tu alle telefonate e di che io non sono reperibile prima delle 18 di questa sera», dice con tono deciso, quasi burbero.

Ecco che il mio capo arrogante è tornato a vestire i suoi panni.

«Ah, prima che tu possa impegnarti con altro, non dimenticare il lavoro da ultimare che ti ho dato ieri sera», continua serio.

Cosa?! Di nuovo persa tra codici e scartoffie?! Non posso farcela!

«Ma...»

«Nessun ma, Grace. Ti pago per questo. Io do gli ordini, tu li esegui».

Brutto stronzo narcisista! La sua punizione non potrà durare in eterno. È possibile mai che quest'uomo creda di essere il padrone del mondo? 

Jason infila la giacca e a passi felpati raggiunge la porta per uscire. Claire accenna un sorrisetto. Mi ha messo in imbarazzo proprio davanti a questa arpia. La pagherà cara.

Sbuffo e quasi come se fossi stata bastonata, mi trascino verso l'esterno dell'ufficio. Il mio umore è altalenante quasi come la personalità di Jason. Prima affettuoso e premuroso poi stronzo e acido!

«Non lo capirò mai, idiota», borbotto ad alta voce mentre nervosamente scendo le scale.

Arrivata all'ultimo gradino, con la testa fra le nuvole e il caffè in una mano, sento qualcuno urtarmi energicamente.

Come se fosse una scena a slow motion, vedo il caffè riversarsi sul pavimento e le scarpe impregnarsi di esso.

Alzo lo sguardo e non posso credere a ciò a cui sto assistendo.

«Perdonami, non ti ho vista arrivare!»

Con un sorriso a trentadue denti, Ryan è proprio qui, in carne ed ossa.

Arrossisco.

«Non preoccuparti, l'importante è non essersi scottati!»

Sorride. Il mio cuore batte all'impazzata a causa del piccolo shock provato poco prima.

Quando Claire ha detto che Ryan sarebbe venuto in azienda per aiutarci, non pensavo così presto.

«Dove stavi andando così di fretta?», chiede mentre si sposta su un lato per farmi passare.

«Ho un lavoro noioso da svolgere...», bisbiglio abbassando lo sguardo risentita.

«Quanto noioso?», mi incalza lui.

«Noioso al punto tale che sognerò codici minuscoli e scritte altrettanto minuscole per tutta la notte...», sbuffo.

Ryan scoppia a ridere. Alzo lo sguardo e noto che è stranamente felice e divertito.

«Sono un caso perso, lo so», ironizzo.

Ryan torna serio.

«Intanto puliamo questo casino», dice, indicando il caffè sul pavimento «... poi, ti aiuterò con il tuo lavoro super noioso. In due sarà più semplice», continua.

Un sorriso sincero appare sul mio viso.

«Ne sei proprio sicuro? Voglio dire, sei nella tana del lupo così», azzardo, quasi come a volerlo dissuadere. Ci manca solo che Jason mi metta ulteriormente in punizione per aver accettato l'aiuto di Ryan.

«Sicurissimo come la cannella sul tuo cappuccino la mattina»

«Ma io non metto la cannella sul cappuccino!»

«Ah no? Dovrò vedere con i miei occhi che tipo di colazione sei solita fare, allora».

Colgo un velo di interesse nelle sue parole, tuttavia, non voglio lasciarmi scalfire. Ho già dato modo di credere che io sia interessata a lui quando, ovviamente, non è così. Mi basta avere la mente incasinata a causa di Jason, un altro uomo con continui sbalzi d'umore non riuscirei proprio a reggerlo.

«Allora, andiamo?», dice, portandomi alla realtà.

Sorrido, annuendo. Sapere di non essere sola mi risolleva l'umore. La mano di Ryan sulla mia schiena un po' meno.

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