Cap.49 Appuntamento con il passato

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JASON

«Signore, questo è tutto quello che mi ha chiesto»

Lo vedo poggiare una serie indefinita di scartoffie sulla scrivania. Il rumore sordo provocato dal suono del metallo sul vetro mi fa bloccare sul posto, impedendo così ai miei piedi di andare oltre. Ho quasi rischiato di bruciare le suole per il tanto girare in tondo: possibile mai che abbia impiegato così tanto tempo per cercare delle informazioni su un uomo così anonimo?

«Hai quasi rischiato il licenziamento, ne sei consapevole?», lo rimprovero con tono severo. Un po' troppo severo, forse. Tuttavia al momento non vedo altro se non il rosso della rabbia che mi assale lentamente. E poi velocemente. E poi lentamente nuovamente.

Annuisce abbassando lo sguardo. Scioglie il nodo formato dalle sue mani dietro le sue spalle e lo vedo porgermi una pennetta USB minuscola e nera. La guardo criptico e soprattutto incuriosito; cosa dovrei farmene di una pennetta USB quando ho già tutto quello che mi serve sulla scrivania?

«Qui c'è qualcosa che la lascerà completamente senza parole», riacquista fiducia in sé stesso alzando appena il tono della voce, «le assicuro che non è stato facile ma ho preferito indagare ulteriormente prima di presentarmi nel suo ufficio», conclude con tono serio.

Sento il cuore galopparmi in petto. E se non fosse poi così anonimo come credo? E se per tutto questo tempo Grace fosse stata circondata da un uomo con intenzioni tutt'altro che buone?

«Ryan Mckenzie, 35 anni, nato a Hunts Point da padre taxista e madre prostituta», leggo ad alta voce, «precedenti per spaccio e furto, assiduo frequentatore del casinò Lies nonché giocatore online di poker e frequentatore di siti per adulti in cerca di sveltine da pochi soldi», continuo, «la cosa non mi meraviglia, come mai?», chiedo a Jax, il mio collaboratore.

Lui è stato assunto da mio padre prima, da me poi, proprio per evitare che potesse tornare in una situazione simile. Nonostante la sua giovane età, è stato buttato letteralmente in questo mondo da bambino e la mia azienda, per lui, rappresenta l'ancora di salvezza. Dovrà ringraziarmi per tutta la vita e questo Jax lo sa bene.

«Non è tutto, c'è di peggio», mi incalza.

Il suo sguardo preoccupato fluttua sulla pennina USB che mi ha consegnato poco prima. Ho un brutto presentimento e sento che anche Grace, purtroppo, è coinvolta in ciò.

«Ok, vediamo di cosa si tratta», dico, infilandola velocemente nella porta usb del mio Mac.

All'interno della cartella trovo un solo file. È nominato "La trappola di Grace". Alla vista del nome della mia donna, rabbrividisco. Sì, è la mia cazzo di donna. Sapere che qualcuno ha creato un file contenente una "trappola" per lei, mi fa incazzare. Lei è l'unica in grado di farmi respirare bene e di farmi perdere questa capacità; l'unica in grado di colorare le mie giornate e renderle completamente grigie. È Grace la mia fonte primaria di ossigeno, lei e solo lei. E sono stato un coglione a non averlo capito subito. E a causa di ciò, potrebbe essere in pericolo ora.

Stringo un pugno prima di spingere la mano lungo il mouse pad per aprire il file. Jax fa il giro della scrivania, raggiugendo il mio fianco. Continua a rimanere in piedi, quasi come a volermi parare le spalle. Non so bene da chi o da cosa, però.

Il video proviene da una telecamera di sorveglianza puntata sull'appartamento di Grace. Intanto, non pensavo ce ne fossero lì. So per certo che è un appartamento di proprietà donatogli dal padre ma Grace questo non lo sa. O almeno, non sa che io so. Ho indagato un po' a fondo nella sua vita prima di assumerla al mio fianco e ringrazio me stesso per averlo fatto. Non avrei scoperto a chi è figlia, altrimenti. Non credevo che il signor Johnson avesse fatto installare delle telecamere nel grattacielo che ospita la casa della figlia, però. Cosa lo ha spinto a farlo? E se non fosse stato lui? Il flusso dei miei pensieri viene interrotto da un uomo che al minuto dieci del filmato si palesa davanti la porta di Grace. Indossa un berretto nero, volto scoperto, anfibi dello stesso colore del berretto e un giaccone verde militare. Non riesco a riconoscerlo dato l'immagine parecchio sgranata ma il suo atteggiamento è tutto fuorché improvvisato. Lo vedo piazzare qualcosa all'interno della maniglia della porta di Grace per poi abbassarla e aprire la porta come se nulla fosse.

«Merda», urlo, sbattendo una mano sulla scrivania.

Il video continua a scorrere inesorabilmente e per ogni minuto passato all'interno dell'appartamento di Grace, sento la mia calma venir meno e la mia rabbia sopraffarmi. Lei era li quel giorno? L'ha sorpreso in casa? Le ha fatto del male? Tutte queste domande affollano la mia mente e non sono sicuro che Jax possa rispondere a questo.

«Lei era lì?»

«No signore»

Volto lo sguardo nella sua direzione e rimango stupito. Come fa a saperlo?

«La registrazione risale al giorno in cui la signorina Johnson si è trattenuta qui in azienda fino a tardi», respira calmo, «l'uomo non è Ryan Mckenzie ma qualcuno molto vicino a lui. Per quello che ho potuto scoprire, è entrato in casa della signorina Johnson per provare a sottrarle il computer contenente tutto ciò che riguarda il suo lavoro e di conseguenza...»

«Me», lo blocco, irrompendo nel discorso.

La mia espressione si fa seria e cupa: perché Ryan vuole avere informazioni su di me? E soprattutto, perché tormentare Grace?

«Sì, lei. A quanto pare anche la signora Claire è una sorta di diversivo, nonostante gli anni di amicizia che legano i due», si affretta a dire.

Cazzo, Claire, Quasi avevo dimenticato il suo ruolo in questa storia.

«L'uomo chi è?»

Jax sospira, tende il collo da un lato all'altro e poi poggia una mano sulla mia spalla prima di parlare.

«Jude White»

«Mio fratello»


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