Cap.36 Bisogno

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GRACE

«Ok! Per oggi può bastare».

Quelle parole pronunciate da Claire sembrano musica per le mie orecchie. Stiracchio la schiena e maledico l'esatto momento in cui ho deciso di indossare un tacco dodici anziché uno più basso. I miei piedi non solo sono doloranti, sono anche gonfissimi.

Sbuffo.

«Che c'è sempliciotta, ti ho annoiata?»

Sì, tanto. Vorrei tirarti i capelli in questo momento.

«Grace. Si chiama Grace», Jason l'incalza, infastidito.

Mi volto verso di lui con sguardo colmo di gratitudine; è la prima volta che è corso in mio soccorso da quando ci conosciamo. Gli sorrido, ringraziandolo senza pronunciarmi. I suoi occhi brillano e sembra desiderare tanto quanto me che Claire esca fuori da questa stanza.

Tossisce attirando così la nostra attenzione.

«Ceniamo insieme, J?»

Con la lingua accarezza maliziosamente l'iniziale del nome del mio uomo o meglio dire del mio capo.

Sento salire un leggero fastidio lungo lo stomaco. Un fastidio che potrei calmare solo tappandole la bocca.

Jason sembra divertito, consapevole di ciò che sto provando in questo momento. Gli mimo una linguaccia, prendendolo in giro. Lo faccio di nascosto, sia mai che Claire noti – e critichi – anche questo.

«No scusami. Ho di meglio di fare».

Pronuncia quella frase spostando lo sguardo su di me. I suoi occhi dicono tutto senza dire niente; l'osservo mentre mordicchia il suo labbro inferiore più e più volte. Un po' come se fosse un antistress o forse un tacito avvertimento di ciò che potrebbe accadere se solo rimanessimo un po' di tempo insieme, da soli.

Il mio stomaco – e le mie guance – avvampano al solo pensiero di una situazione simile.

Non cedere Grace! Non cedere!

Le vocine nella mia testa fanno il tifo per il mio carattere da osso duro sperando che esso possa salvarmi dalle 'grinfie' di Jason. In realtà, io non voglio altro che questo: perdermi tra le sue labbra nuovamente.

Sono arrabbiata con lui, è vero. Ma non riesco a resistergli. Ogni volta che i nostri sguardi si incrociano, una parte di me desidera perdersi tra le sue braccia. L'altra parte invece, quella più razionale, implora che io ci vada con i piedi di piombo. È pur sempre il mio capo, è pur sempre l'uomo che non ha ancora scoperto completamente le sue carte. Sì, ci sono state diverse confessioni tra di noi ma non ho ancora capito a pieno che tipo di uomo è.

Claire, visibilmente irritata dalla risposta ricevuta, esce velocemente dall'ufficio sbattendo la porta.

Sobbalzo leggermente, strizzando gli occhi e facendo una smorfia con la bocca.

«Ah, è davvero arrabbiata», ironizzo.

Jason sorride. Si alza, sfilando la giacca e riponendola dolcemente alla spalliera della sedia.

«Avete fatto un ottimo lavoro oggi qui», dice guardandosi intorno.

«Già. Sembrava che un uragano avesse attraversato questo posto».

Jason è diventato si è incupito improvvisamente. Con una mano sfiora la sua barba mentre con l'altra accartoccia un piccolo cartoncino.

Penso proprio che non leggerà mai le mie parole.

«Potresti dirmi che tipo di lavoro devo svolgere? Vorrei iniziare subito così da tornare prima a casa», torno su un terreno neutrale, speranzosa di risollevare il suo umore.

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