Cap.22 Nel mio domani

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JASON

La guardo sistemarsi sul sedile. I nostri sguardi si incrociano per pochi secondi e un leggero imbarazzo attraversa il suo sguardo, colorando le sue guance di un rosso porpora fantastico. È raro, al giorno d'oggi, trovare qualcuno che sia ancora in grado di emozionarsi in modo così puro.

«Allora Grace, sei sicura di voler tornare a casa?», sussurro.

Annuisce sinceramente.

Bene, ti porterò a casa ma ti obbligherò a farmi salire.

Ridacchio a causa dei miei pensieri.

«C'è qualcosa che ti fa ridere, Jason?», chiede incuriosita.

Mi ricompongo.

«No, scusami. Stavo pensando ad altro», dico, «dove sei diretta?», aggiungo in fretta, prima che possa pensare che non mi interessa quello che stiamo facendo.

«Downtown... north side. Sei sicuro che vuoi accompagnarmi a casa? Posso andare da sola»

«Sicurissimo», rispondo con tono autoritario.

La sua voce tremante stuzzica la mia attenzione. Distoglie lo sguardo velocemente, tornando a guardare fuori dal finestrino. Non si aspettava forse che mi proponessi per accompagnarla a casa. Il modo in cui sfrega le mani sulle sue gambe, conferma il mio pensiero.

Distolgo lo sguardo e sorrido.

Dolce Grace, non hai idea di quanto io possa essere galante.

... 10 minuti dopo ...

«Siamo arrivati!», esclama soddisfatta, «con il taxi avremmo impiegato minimo mezz'ora. Fortuna che hai questa navicella spaziale», continua con occhi sognanti.

«Non pensavo che le navicelle avessero quattro ruote», ironizzo.

Grace sorride e finalmente il suo viso si illumina. Il nostro piccolo battibecco l'aveva incupita, sono felice di essere riuscito a riportarla al suo umore iniziale.

L'autista accosta, lasciandoci scendere.

«Non aspettarmi, non credo che tornerò a casa stasera», sussurro al suo orecchio.

In realtà non sono sicuro che Grace sia disposta a ospitarmi a casa sua questa notte. Per quel poco che ho conosciuto, nel giro di dieci minuti mi manderà via. È una tipa tosta ma allo stesso tempo fragile... tutto questo mi intriga.

Ho trovato, finalmente, qualcuno in grado di tenermi testa. Voglio assolutamente andare a fondo, voglio conoscerla meglio. Chissà cosa nasconde dietro la sua corazza fatta di dolcezza e silenzi improvvisi. I suoi occhi dicono molto più di quanto lei faccia a parole.

«Bene, grazie per avermi accompagnata», dice, cercando di darsi un tono.

«Non mi inviti a salire?»

La domanda esce dalle mie labbra con un tono un po' troppo speranzoso per i miei gusti.

«Dovrei?», risponde incuriosita.

Sono tentato di rispondere che sì, dovrebbe. Tuttavia, non riesco a decifrare la sua espressione. E se involontariamente avessi varcato la sua soglia, spingendomi troppo in là?

«Pensavo che avresti potuto offrire un bicchiere d'acqua a questo sconosciuto», ribatto, sorridendo.

Grace scoppia in una risata contagiosa.

«Non credo tu ne abbia bisogno. Puoi sempre chiamare uno dei tuoi tanti dipendenti, ti soddisferanno», dice, voltandomi le spalle.

No, non così.

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