EPILOGO

1.5K 35 15
                                    




Due giorni dopo

GRACE

Finalmente posso tornare a lavorare in azienda senza sentirmi come un rifiuto gettato nella spazzatura. Il freddo tagliente di Chicago sta risvegliando in me tutti quei sensi che in questi giorni hanno rischiato di addormentarsi a causa del troppo calore di casa. Mi sento viva, finalmente. Respiro a pieni polmoni e la gente intorno a me sembra quasi che abbia visto una pazza camminare. Sorrido, fregandomene e ignorandoli. Non ho più ricevuto messaggi da Ryan e questo alleggerisce leggermente i miei pensieri ma non troppo. Non posso abbassare la guardia, non con lui. Non pensavo che mi sarei ritrovata a dover fare i conti con una sottospecie di stalker; la sua personalità non mi piace, non più almeno. All'inizio sembrava un uomo tutto di un pezzo, carismatico e pieno di sorprese. Ora leggere solo il suo nome sul mio display è sinonimo di voltastomaco.

Ho detto a Jason che sarei rimasta anche oggi a casa e credo che rimarrà completamente scosso quando mi vedrà in carne e ossa in azienda. Entro in un bar all'angolo e compro due ciambelle con zucchero e due caffè da portare in azienda e consumare con lui. Adoro l'odore di cannella e vaniglia che invade le mie narici mentre attendo il mio turno pazientemente. Natale è praticamente tra due giorni e questo periodo dell'anno riaccende in me una strana ma piacevole malinconia. I tempi andati non torneranno più ma come dimenticare tutte le cene in famiglia che hanno accompagnato la mia infanzia e la mia adolescenza? Da quando ho perso i miei nonni – troppo presto a parer mio – abbiamo perso questa fantastica usanza.

Ci riuniamo raramente ormai e siamo tutti troppo presi dalle nostre vite da "adulti" per poterci godere a pieno le festività. Non si mangia più in casa perché nessuno ha tempo per cucinare; optiamo sempre per il solito ristorante troppo freddo e poco accogliente che mi ricorda le cene aziendali del fine settimana, nulla a che vedere con qualcosa che sa di famiglia. Sono più le volte in cui papà si presenta in ritardo e non quelle in cui si sforza di essere presente almeno quella volta all'anno per i propri cari. Giuro, vorrei tornare ad avere quattro anni solo per poter scartare i regali di Natale seduta sotto il pino verde addobbato ad hoc per l'occasione, circondata dai miei nonni e il loro entusiasmo, senza problemi o pensieri.

Tuttavia, mi ritrovo a dover fare i conti con la nostalgia; stanca e sopraffatta dallo scorrere del tempo, inesorabile e inafferabile.

Con Jason ho riacquistato una sorta di tranquillità che da tempo mancava nella mia vita e nonostante le cose tra di noi non siano partite proprio con il piede giusto, ringrazio il cielo per non aver rinunciato troppo presto al posto da segretaria. Più che il cielo, ringrazio la mia sfacciataggine e la mia testa dura: posso arrivare in alto ma voglio farlo partendo dalle fondamenta. Sono un po' autolesionista, lo so. Con i titoli di studio che mi ritrovo avrei potuto puntare letteralmente più in alto. Ma la White Enterprise non aveva bisogno di altro se non di una segretaria e così arriverò in alto, ma li dentro. Non vorrei lavorare in altro luogo se non in quell'azienda, la sua.

Cammino spedita verso l'imponente grattacielo che al momento racchiude tutto ciò che ho sempre desiderato al proprio interno. Perdo un battito alla vista della sua maestosa facciata. Mi fermo per qualche secondo a contemplarla e per quanto assurdo possa sembrare tutto ciò agli occhi dei passanti, l'uragano che sta attraversando le mie viscere in questo momento mi inchioda qui.

Alzo gli occhi al cielo e mi soffermo a dare una lunga occhiata ai finestroni scintillanti che riflettono la luce del sole. Immagino Jason dietro uno di essi e mi si ferma il battito del cuore per un solo, piccolo, istante. Il freddo nelle ossa non lo sento più; al suo posto è subentrato un fuoco puro e destabilizzante, un fuoco che spinge i miei piedi a camminare verso la hall per poi precipitarmi in ascensore e raggiungere il suo piano. Stringo tra le mani i caffè mentre sento uno strano calore divampare all'altezza del mio ventre. Sono eccitata all'idea di rivederlo, all'idea di poterlo stringere nuovamente a me. Il dong dell'ascensore scuote i miei pensieri, riportandomi con la testa sul pianeta Terra. Il piano brulica di dipendenti che corrono avanti e indietro come se stessero per perdere il treno da un momento all'altro. Li guardo un po' spaesata. Mi sono forse persa qualcosa? Perché hanno tutti così tanta fretta stamattina? Con la coda dell'occhio scorgo George in un angolo.

Fate or chance?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora