Cap.27 Uragano

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GRACE

Claire raggiunge un tavolo che si trova in un angolo appartato. L'uomo che l'accompagna, con fare elegante, la lascia accomodare. Ho sperato per un secondo che cadesse con il sedere sul pavimento ma il destino ha voluto che ciò non accadesse.

Che peccato. Avrei tanto voluto godermi la sua reazione.

Li guardo senza dare troppo nell'occhio. Mi sento come un agente segreto in missione. Continuo a tenere il menù alto, si intravedono solo gli occhi.

«Signorina, c'è qualche problema?»

Il cameriere mi parla dal lato. Lo fisso per qualche secondo e poi torno con lo sguardo su Claire e l'uomo misterioso.

«Che matta», lo sento brontolare.

«Mi lasci in pace! Non vede che sono impegnata?», bisbiglio nervosamente.

«Impegnata a spiare i nostri clienti?», mi incalza con disappunto.

Lo fulmino con lo sguardo. Non capisce che questa è una questione di vita o di morte. Sono certa che Claire stia tramando qualcosa ma, non posso accusarla se prima non raccolgo prove sufficienti. Non mi piace il suo modo di fare, è una donna subdola e doppiogiochista. Ha due occhi che emanano cattiveria, la stessa cattiveria che impiega nelle sue azioni.

«Allora, ha intenzione di ordinare?», continua con tono pungente.

Alzo agli occhi al cielo, annoiata.

«Spaghetti al pomodoro, grazie»

«Ma noi serviamo solo pesce»

«Mi porti del pesce, allora», ribatto con tono alto.

Attiro l'attenzione dei presenti nella stanza, fortunatamente non quella di Claire. Arrossisco, imbarazzata. Cerco di scusarmi con il cameriere che – giustamente – non ha voglia di perdere altro tempo con me.

Sono così amareggiata e delusa dal mio atteggiamento che in questo momento vorrei tanto scavarmi la fossa da sola e sotterrarmi in essa.

Ah Grace ah! Tu e la tua voglia continua di ficcare il naso in questioni che non ti riguardano.

Bevo un sorso d'acqua mentre continuo a osservare il nemico. Claire è così sicura di sé. Gesticola molto, sorride a malapena e ha uno sguardo ipnotico. La seduzione credo sia la sua arma vincente anche se, a parer mio, una scollatura accentuata non è sinonimo di fascino. Sarà, per l'uomo che le sta difronte sicuramente non è così. La scruta dalla testa ai piedi, perdendosi ogni tanto nella scollatura che fascia il suo seno.

Ormai è più di mezz'ora che sono seduta qui, la mia vescica piena inizia a reclamare una toilette. Mi alzo e frettolosamente raggiungo il bagno.

Nel breve tragitto che divide la sala dal bagno, succede l'impensabile. Urto sbadatamente il cameriere che regge tra le mani il piatto con la mia portata. Il contenuto del piatto si riversa – completamente – sul mio abito. Il forte suono della porcellana che sfiora il pavimento attira l'attenzione di tutti i presenti, Claire compresa. Avvampo per la vergogna.

«Scusami... scusami. Non so dove ho la testa», mi giustifico velocemente.

«Si è fatta male?», chiede lui, preoccupato.

Scuoto la testa. Il mio orgoglio sì che si è fatto male, come ho potuto essere così sbadata?

Abbasso lo sguardo sul mio abito che è cosparso di olio e aromi da cucina. Sembra quasi che lo chef abbia infilato me nel forno e non i gamberoni rossi che erano nel piatto poco prima. Il cameriere mi guarda dispiaciuto; non lo biasimo. Sono dispiaciuta tanto quanto lui.

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