Cap.24 Colazione con Grace

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GRACE

La sveglia suona puntuale come ogni mattino. Sono le cinque e come sempre, fuori è ancora buio. Una piacevole agitazione invade il mio stomaco. Stiracchio la schiena e raggiungo la cucina in tutta tranquillità.

L'attesa non ha mai ucciso nessuno per cui, mi concedo un buon caffè. Doppio e nero, come piace a me. Ho deciso di non concedermi troppo a Jason, voglio fare le cose con calma. O almeno provarci. Ci ho pensato a lungo stanotte dopo tutto ciò che è successo tra di noi. Se solo riuscissi a mantenere così salda quest'idea anche in sua presenza, sarebbe magnifico. Quell'uomo ha la capacità di stravolgere ogni mio pensiero e ingarbugliarlo.

Ripongo la tazzina nel lavandino e sistemo le candele al centro del tavolo. Non le ho mai utilizzate eppure emanano un odore pazzesco. Le lancette sull'orologio corrono velocemente, quasi come se volessero ricordarmi di non fare tardi all'incontro con Jason.

Sbuffo. L'agitazione quasi positiva provata poco prima, muta in qualcosa di angoscioso. E se Jason volesse vedermi per chiarire il punto? Magari vuole mettere in chiaro il fatto che siamo solo colleghi e che per lui quel bacio non ha avuto nessun significato. Mero piacere fisico, penserei. Se solo... se solo riuscissi a non lasciarmi condizionare dall'idea – distorta – che ho di lui, sicuramente non perderei tempo a rimuginare su situazioni che non del tutto corrispondono a realtà.

Ma mi ha invitata per una colazione. Potrebbe mai renderla amara? Sì, potrebbe. È Jason White, l'uomo che non spicca certamente per dolcezza e gentilezza. Cerco comunque di non pensarci ora o davvero rischio di arrivare tardi.

Mi sistemo in fretta. Arriccio i capelli e li spazzolo per creare un effetto onda. Indosso un abito nero a maniche lunghe, abbino dei tacchi dello stesso colore e creo un make-up leggero ma a effetto. Valorizzo i miei occhi, lasciando le labbra nude. Orologio, orecchini, uno spruzzo di profumo e via. Pronta per il funerale... il mio. Ho la sensazione che l'incontro con Jason non porterà nulla di buono. O forse sono io che sono troppo paranoica.

Una volta fuori di casa, noto con piacere che stamattina il sole ha deciso di uscire allo scoperto... o quasi. È ancora troppo presto per dirlo.

«Ancora lei! Buongiorno signor Luke, come sta?», il mio umore migliora velocemente alla vista di Luke al volante del taxi che mi porterà all'inferno. Ehm, in azienda.

«Benone, grazie. Dove sei diretta?», sorride.

«In azienda, ovviamente», ribatto gentilmente.

«In azienda, a quest'ora? Spero che il signor White non abbia deciso di punirti con il doppio turno!»

«Doppio turno?»

Non avevo tenuto in considerazione questo aspetto.

Luke scoppia in una sana risata.

«Rilassati, Grace. Stavo scherzando»

Tiro un sospiro di sollievo. Mi sistemo meglio sul sedile mentre Luke si immette velocemente nella careggiata, fortunatamente ancora vuota. Spero davvero che le mie siano solo paranoie e che Jason non ci abbia ripensato.

JASON

La nottata è trascorsa tranquilla. Il desiderio di vedere Grace ha fatto sì che io mi alzassi in anticipo rispetto al suono della sveglia.

Mi limito a preparare un caffè. Per la prima volta dopo tanti anni, farò colazione con qualcuno che non sia il mio riflesso. È strano ma allo stesso tempo piacevole; sapere di avere qualcuno con cui poter condividere un piccolo pezzetto di quotidianità mi fa battere il cuore in un modo decisamente diverso.

Sarà lei a rendermi la giornata migliore, sperando che si sia alzata con il piede giusto stamattina. È imprevedibile e non mi stupirei affatto se si presentasse in azienda due ore dopo o se non si presentasse affatto. Quella ragazza è un peperino e conto di farla diventare presto il mio peperino.

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