Cap.51 Mai accettare caramelle da uno sconosciuto

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JASON

Per quale diavolo di motivo mio fratello dovrebbe essere interessato ai fatti miei? E soprattutto, perché dovrebbe farlo assecondando un mezzo criminale come Ryan? Le domande mi devastano e occupano la mia mente per tutto il tempo a tal punto da non permettermi di concentrarmi sul lavoro. I dipendenti se ne accorgono e mi lasciano a tu per tu con la mia solitudine, intervallata dalla sola presenza di Jax di tanto in tanto. Mi aggiorna sugli spostamenti di Ryan e su quelli di Jude.

Ho pensato a diversi modi in cui potrei affrontare nuovamente mio fratello; farlo prelevare e portarlo direttamente qui, incontrarlo a casa dei nostri genitori, rispedirlo in galera e affrontarlo attraverso il freddo vetro che ci dividerebbe. Tutte alternative valide ma non soddisfacenti. Voglio capire quale sia il suo problema e voglio capire perché abbia deciso di coinvolgere Grace in tutto questo. Sento bruciarmi lo stomaco solo all'idea che lui possa farle effettivamente del male; io so di cosa Jude è capace, Grace no. Non mi conosce affatto, così come non conosce affatto questa parte della mia vita che mi sono impegnato a tenere nascosta anche dalla stampa e dalle varie riviste.

Quando sono stato proclamato "persona dell'anno" dal TIME, ho quasi pensato che sarebbero potuti arrivare alla mia vecchia identità. Cosa avrebbero potuto scrivere a riguardo, altrimenti? Jason White, l'uomo che rubava nei supermercati perché non aveva abbastanza cibo nello stomaco, l'uomo che ha rischiato di uccidere un altro uomo perché coinvolto inconsapevolmente in una rissa tra gang. L'uomo cresciuto in una famiglia disfunzionale, con un padre traditore e una madre troppo debole per reagire a tutto ciò, un fratello violento con problemi della gestione della rabbia e una sorella morta per overdose da antidepressivi. Un cazzo di incubo vissuto a occhi aperti.

È vero, la mia è una famiglia ricca. Ma cosa me ne faccio della ricchezza del portafoglio se sono cresciuto in una completa povertà dell'anima? Mio padre ci faceva mangiare il giusto per farci capire cosa significasse "doversi guadagnare da vivere e non cullarsi nell'agio" e io sono cresciuto con la paura costante di non essere abbastanza; abbastanza bravo, abbastanza capace, abbastanza degno. Anche se poi, alla fine, tra me e Jude sono stato io a "ereditare" l'azienda di famiglia. E sono io che ho portato e porto ogni giorno la White Enterprise sulla cima più alta del mondo. Motivo per il quale ho deciso di tagliare i ponti con la mia famiglia tempo addietro, soprattutto con Jude.

Dopo averlo spedito in galera per aggressione e furto, non ci siamo più visti. Non fino a oggi, almeno. Anche se attraverso lo schermo, mi fa sempre un certo effetto incrociare il suo sguardo. Non mi intimorisce ma mi mette a disagio; mi fa sentire sporco, viscido, privo di qualsiasi emozione positiva. Emana negatività da tutti i pori e il suo aspetto per niente curato evidenzia il suo essere dannoso persino per sé stesso. Speravo che le nostre strade non si intrecciassero mai più e invece, ora, devo fare i conti con quello che è stato il mio passato per molto tempo. E la cosa peggiore è che devo farli anche con Grace, voglio dirle tutta la verità e proteggerla dalle grinfie di Jude e Ryan sperando allo stesso tempo che questo non la allontani da me.

«Signore, vuole che metta qualcuno fuori la porta della signorina Johnson?», chiede Jax dal lato, facendomi rinsavire.

Scuoto la testa.

«Non voglio allarmarla, me ne occuperò personalmente. Grace non lascerebbe mai uno sconosciuto fuori casa sua, per lo più se non ne capisce il motivo. Devo parlarle al più presto», sentenzio serio.

Jax torna al suo posto in silenzio, chinando il capo leggermente in segno di assenso.

Quel bastardo non avrà la meglio su di me. Gli farò vedere cosa significa giocare con Jason White.

GRACE

Mi sento come se un tram avesse percorso un giro in tondo sul mio corpo. Ho le ossa distrutte, la febbre non mi lascia in pace e la testa è terribilmente pesante. Mi alzo lentamente dal letto, poggiando la schiena allo schienale. Ho avuto l'impressione che qualcuno mi stesse osservando mentre sonnecchiavo. Tuttavia, non ho avuto la forza necessaria per poter aprire completamente gli occhi e constatare se fosse tutto nella mia testa o se fosse reale. Odio l'influenza, odio restare a letto a far nulla, odio non poter stare a contatto con Jason. Mi manca terribilmente. Non so se sia per via della febbre ma la sua mancanza mi mozza il fiato, facendomi intristire. Tra le sue braccia sto così bene, al sicuro e al caldo. Adoro ascoltare il tamburellare del suo cuore, percepire il calore del suo alito sulla mia fronte e perdermi tra le sue braccia possenti. Jason è un uomo ineguagliabile in tutto e mi chiedo come io abbia potuto resistergli così a lungo. Non posso fare a meno di lui, non più. E per quanto la cosa mi spaventi terribilmente dato comunque il fatto che è sempre il mio capo, mi eccita allo stesso tempo. Come sarebbe averlo in casa continuamente? Come sarebbe condividere con lui ogni cosa? Ci penso spesso, ultimamente. E la cosa mi fa sorridere.

Noto un biglietto ripiegato sul comodino. Mi allungo goffamente per afferrarlo. La sua grafia è inconfondibile: nessuna sbavatura, precisa e allineata. Il mio opposto. Ma questo l'ho capito sin dal primo momento. Percepisco un leggero fischio nelle mie orecchie dettato dall'ansia del momento: Jason White che scrive un biglietto è un evento raro. Soprattutto se lo stesso ha come destinatario me.

Pagherei tutto l'oro del mondo per poterti guardare dormire spensierata e felice al mio fianco. Sei uno spettacolo, il mio.

Riprenditi stronzetta, ho bisogno di te.

J.W.

Porto il biglietto al petto e sorrido come una sciocca. Inconsapevolmente, le mie guance hanno preso colore. E no, non è per la febbre questa volta. Uno strano nodo si aggroviglia al mio stomaco, contorcendolo e facendolo roteare lungo tutta la mia parete interna. Sei uno spettacolo, il mio. Cazzo. Quest'uomo riesce ad agitarmi anche quando non è nei paraggi. Quand'è che Jason White ha teso la sua trappola? Quand'è che io ci sono caduta? Con tutte le scarpe, senza se e senza ma. Non riesco a uscirne, non voglio uscirne.

Mi alzo lentamente, raggiungendo il salone dove ho lasciato il pc in standby la sera prima. Ho una serie sconfinata di email da controllare e vorrei portarmi avanti con il lavoro. Lo accendo e rimango sbalordita alla vista della casella delle notifiche vuota.

«Com'è possibile che io non abbia ricevuto nulla nelle ultime 24ore?», borbotto ad alta voce, quasi come a voler interrogare il pc.

Apro la casella delle email e cazzo. Le ho ricevute. Ma sono state lette da qualcuno.

Impallidisco alla vista dei messaggi di Ryan. Quest'uomo è diventato pressante e non tollero la sua insolenza. Rabbrividisco leggermente mentre i miei occhi saettano su quelle parole. Troverò il modo per avvicinarmi a te. Suona come una minaccia. Una minaccia che mi spaventa. Mia madre diceva sempre che non dovevo accettare caramelle dagli sconosciuti. Ryan mi ha attirata con la sua falsa gentilezza. Gentilezza che si è presto trasformata in controllo e possessività. Come posso affrontare tutto questo?

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