Cap.32 Creatura angelica

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GRACE

Un raggio di sole penetra – timidamente – dalla tenda della mia camera. Mi alzo delicatamente, strofinando gli occhi e portando le lenzuola su un lato.

«Jason?», dico ad alta voce una volta in piedi, voltandomi nuovamente verso il letto.

Le coperte non sono disfatte, non ha dormito qui stanotte. Eppure ero convinta che, vista l'ora tarda, si fosse trattenuto a casa mia. In realtà, non so come io sia finita qui. L'ultimo ricordo che ho è quello di me tra le sue braccia. Io che lo bacio intensamente, lui che ricambia. Dopo? Il nulla. Sembra che la mia mente abbia rimosso ogni singolo ricordo di quelle ore.

«Cosa diavolo ho combinato?», borbotto in preda al panico.

Cerco qualcosa che possa ricondurmi a lui ma con scarsi risultati; non ha lasciato biglietti strani o sms. Niente di niente. Sbuffo. Quest'uomo finirà per mandare in pappa il mio cervello. Spero solo di non aver fatto qualcosa che abbia potuto mettermi in una posizione difficile con lui.

JASON

Grace. Grace mi manderà fuori di testa, completamente.

Non riesco a spiegarmi il fatto che lei sia tanto forte e fragile allo stesso tempo. Donna che resiste agli impulsi prima, donna che si lascia andare timidamente tra le mie braccia poi. Devo ammettere che questo suo modo di fare è come un dolce tormento per me. Vorrei tanto farla mia, baciarla con foga e stringerla forte. Vorrei farlo ogni volta che incrocia il suo sguardo con il mio, ogni volta che stuzzica la mia attenzione con quella sua lingua tagliente. Vorrei farlo ma... non ci riesco.

Non ci riesco perché mi basta guardarla dormire beata sul mio petto per cambiare idea. Ho quasi paura di sfiorarla. Paura di poterle fare male con il mio tocco pesante. È come una splendida creatura immaginaria. Così bella da togliere il fiato, così angelica da fare invidia al paradiso intero. Grace non è come le altre e questo... l'ho capito subito. Non ho nessuna intenzione di rovinare ciò che si sta creando tra di noi, qualsiasi cosa sia. Non ho intenzione di affrettare le cose per il semplice gusto di placare gli istinti. Per quanto io la desideri, Grace merita di più. Molto di più.

È proprio per questo motivo che ieri sera non ho dormito al suo fianco. Non ho voluto impossessarmi di un pezzo della sua intimità contro la sua volontà. Volontà che non poteva esprimere in quanto addormentata, appunto. Silenziosamente, con tocco leggero, l'ho afferrata e portata a letto. La sua testa che poggiava nell'angolo tra la mia spalla e il mio collo ha scatenato in me una sorta di protezione nei suoi confronti. Ho percepito una strana emozione, un formicolio ha attraversato il mio stomaco. Inalare l'odore dei suoi capelli poi, ha mandato il mio cervello in fumo. Mi piace ogni singola cosa di lei, anche quel tremendo pigiamone che indossava. Tremendo sì, ma che la caratterizza. Caratterizza la sua dolcezza, il suo essere ancora fanciulla. La sua semplicità e genuità, anche a letto. La sua purezza.

Guardarla dormire beata è stato uno shock positivo. Un momento intimo, riservato solo a me. Le sue labbra schiuse, le sue guance arrossate e la sua spensieratezza nell'assumere posizioni strambe, hanno assecondato la mia voglia di restare lì impalato ad osservarla. Ammetto di essermi un po' divertito nel sentirla farfugliare cose senza senso.

Ho lasciato casa sua alle tre di notte e da quel momento non ho chiuso occhio. Ho fatto un bagno caldo, ho bevuto un bicchiere di vino e ho lasciato che la mia mente viaggiasse per le restanti tre ore. Ho immaginato Grace al mio fianco, seduta sul divano, mentre guarda un film stupido. Ho immaginato la sua risata riempire le stanze della mia grande – vuota – casa.

L'ho immaginata con indosso solo una mia camicia, mentre prepara la cena e mi parla con quel tono così dolce e sensuale.

Quell'immagine di Grace davanti al bancone accompagna la mia colazione. Un succo al mirtillo, fette biscottate con burro e un doppio caffè. Voglio arrivare sveglio in azienda, così da dare il buon esempio al resto della squadra.

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