Il suo cuore aveva cessato di battere, il respiro si era bloccato. Il corpo aveva smesso di funzionare.
Morte clinica.
Le cellule del cervello lentamente avevano smesso di rispondere agli stimoli. I neuroni non connettevano più.
Morte cerebrale.
La fine, semplicemente, la fine. Mai più una sua parola di conforto, un suo saluto, un suo sorriso.
Era lì, seduto su quella larga poltrona, sperando che fosse solo un terribile sogno o uno scherzo di cattivo gusto. Bill era seduto sulla quella larga poltrona e sapeva che era tutto reale. Restò fermo, immobile, a fissare un punto nel vuoto e a riflettere. Non versò nemmeno una lacrima, non perché non le volesse bene, ma perché non ci riuscì. Perché il dolore che aveva dentro lo stava consumando così brutalmente, che non aveva la forza di mostrarsi sofferente, non aveva più forza. Restò fermo, immobile, mentre il preside parlava. Mentre Tom era affianco a lui, sembrava placido, calmo, sembrava si stesse guardando interiormente. Bill non fece caso a quel suo strano comportamento, era troppo scosso.
Restò fermo, immobile, ad attendere Gordon che presto li avrebbe portati a casa.
Restò in silenzio, quando Gordon, con passi lenti e pesanti, si avvicinò ai gemelli, li guardò negli occhi malinconico e con voce sommessa li esortò ad alzarsi.
Percorrevano il lungo corridoio, in quel momento privo di studenti. Il patrigno dei gemelli enunciava frasi di conforto, che però stavano avendo il risultato contrario a quello desiderato. Stavano solo peggio.
Il viaggio in macchina fu silenzioso, anche Gordon ormai aveva perso le speranze di tirare su il morale ai ragazzi, perciò pensò al suo, di dolore. Solo degli sporadici sospiri da parte di Tom, ogni tanto, interrompevano il silenzio.
Arrivarono a casa e subito Bill salì le scale, per rifugiarsi in camera sua, chiuse la porta dietro di sé, per isolarsi dal mondo esterno e si lasciò cadere sul letto. Chiuse lentamente gli occhi, ricordando i bei momenti con la madre. Ricordando le risate e le confidenze.
Ricordando che era morta, e che non l'avrebbe rivista mai più.
Tom, rimasto al piano inferiore, si sedette sul divano e si guardò intorno, mentre i suoi occhi si appannavano sempre di più. Gordon si avvicinò a lui, gli posò una mano sulla spalla, cercando di trasmettergli un po' di serenità. Lo osservò a lungo, prima di decidersi a parlare.
-Tom, so quanto tu e Bill state soffrendo, ma dobbiamo affrontare questa situazione e dobbiamo affrontarla insieme, come una famiglia.
Le ultime parole vennero soffocate piano, Gordon aveva un groppo in gola e non riuscì a proseguire. Tom annuì piano, lasciano che le lacrime salate gli rigassero il viso, poi il patrigno si sedette di fronte a lui e continuò.-So che sarà difficile, lo so, ma dobbiamo onorare la memoria di vostra madre, vivendo la vita al meglio. Senza lasciarci ostacolare da queste terribili circostanze. Sono sicuro che è ciò che avrebbe voluto Simone.
Bill passò il pomeriggio in camera sua, a contemplare il soffitto e a sopprimere il suo dolore. Ancora, non versò alcuna lacrima. Gordon invece già si era adoperato, per il funerale, che si sarebbe tenuto due giorni dopo. Fu così che passò il pomeriggio, a organizzare il funerale per la moglie defunta. Nonostante tutto, però, tentò di mantenere in casa una parvenza di normalità, e preparò la cena. Bill non si presentò, era ancora in camera, ma stavolta chino sulla sua scrivania a scrivere. Scriveva canzoni, nero su bianco, la punta della penna che scorreva sulla tessitura del foglio di carta. Un segno indelebile. Costantemente, nella camera, regnava il silenzio, che venne interrotto solo quando Gordon bussò alla porta. Una volta, due volte. Entrò.
-Bill...Lui alzò la testa dal foglio e si volse verso il patrigno. Lo guardò negli occhi, restò in silenzio.
-Figliolo... so che è difficile, ma stare in compagnia potrebbe aiutarti. So che stai soffrendo molto, ma non devi affrontare tutto da solo. Io ci sono.Bill continuò a guardare Gordon, lo esaminò da capo a piedi, sembrava distrutto, ma infondo quella sera lo erano tutti. Non rispose, perciò il patrigno gli si avvicinò lentamente e lo strinse in un abbraccio, che però Bill non ricambiò. Non gli era mai piaciuto il contatto fisico.
Gordon uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di sé, lasciando Bill solo, con i suoi pensieri.
Solo a notte fonda Bill si mise a dormire, per poi risvegliarsi la mattina, con la stessa, identica sensazione del giorno prima.
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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)
Teen FictionBill e Tom Kaulitz sono gemelli, molto più diversi di quanto non si possa pensare. Viso uguale e caratteri opposti. Sono due, sempre insieme contro un mondo crudele che cerca di distruggerli. Sono due, folli nella loro poesia.