Dicembre IV

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Attenzione, questo capitolo tratta temi sensibili. Se pensate di poter rimanere turbati vi preghiamo di non leggerlo, o farlo con attenzione.
Grazie e buona lettura.





Era un giovedì, altri due giorni, e poi avrebbe smesso di andare ai corsi pomeridiani. Altri due giorni e si sarebbe definitivamente lasciato alle spalle tutto il dolore della perdita, sarebbe andato avanti.

Con l'intenzione di parlare al più presto a Tom, Bill uscì velocemente dalla classe, per poi rendersi conto, solo una volta varcata la soglia, che aveva dimenticato lo zaino. 
 "Genio!"
Tornò a passo svelto verso l'aula vuota, recuperò lo zaino e si incamminò nuovamente per il corridoio vuoto. La strana tranquillità nella quale era piombata la scuola, ora che non c'era nessuno, fece quasi dimenticare a Bill il suo scopo: parlare a Tom. Rallentò, era tranquillo. Prese il telefono, per avvertire il fratello che sarebbe arrivato dopo poco.

Camminava lungo il corridoio, diretto verso le scale, quando sentì dei passi, dietro di lui, svoltò un angolo e si girò, non c'era nessuno.
"Bah, li avrò immaginati"
Proseguì il suo cammino, ma improvvisamente sentì qualcosa, o meglio, qualcuno. Una forte pressione sul petto, delle grosse braccia che lo imprigionavano, in una presa ferrea. In pochi secondi si ritrovò in quello che poteva sembrare uno stanzino buio. 

Bill si sentì schiacciare contro il muro, l'aria chiusa e stagnate gli diede la nausea e un brivido provocato dall'umido lo scosse violentemente. Tutto avvenne molto in fretta, le mani dell'uomo accarezzarono le sue gambe,  il suo petto, il suo viso terrorizzato e confuso, le sue braccia inermi. Quelle mani spinose e fredde, quelle mani tortuose si infilarono sotto la sua maglietta, lo strattonarono violento, lo graffiarono, lo violarono. Bill era come paralizzato, attanagliato dal terrore, atterrito dalla violenza e crudeltà di quei gesti insensati. 
Lui portò la sua bocca al collo di Bill, mordendo e succhiando, lasciando dei dolorosi e indelebili segni violacei, segni tanto violentemente sbagliati da contorcere lo stomaco.
L'uomo infilò una mano dentro i pantaloni e lui si sentì morire, strinse i pugni, chiuse gli occhi sperando che tutto passasse in fretta e senza dolore. 
Eppure il dolore arrivò, arrivò colpendolo al cuore come una pugnalata potente e precisa, portatrice di tante lacrime, tanta miseria. Il ragazzo provò a dimenarsi, ma l'uomo lo bloccò, lo malmenò ancora, lo punì per essersi difeso con altro insopportabile dolore. 
Ormai era finita, Bill non sapeva più a che appiglio reggersi, tutte le sue certezze caddero in un unico istante. L'instante in sui l'uomo lo costrinse ad abbassarsi e fare ciò che mai avrebbe voluto fare, ad abbassarsi e umiliarsi in ginocchio, travolto dalla sofferenza. 

Dopo poco sentì dei rumori provenire da fuori, la presa dell'uomo allentare e infine lasciarlo completamente. Lui uscì lasciando Bill nel dolore e nella confusione.

Buio, era tutto buio, una sottile striscia di luce, proveniente dalla porta chiusa era l'unica fonte luminosa, che però non illuminava quasi nulla

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Buio, era tutto buio, una sottile striscia di luce, proveniente dalla porta chiusa era l'unica fonte luminosa, che però non illuminava quasi nulla. LUI se ne andò, lasciando così Bill solo, che si cingeva le gambe al petto. Era immobile, ad occhi aperti, non che servisse a molto. Una serie di brividi gli attraversavano tutto il corpo, aveva la bocca impastata e dolorante, ancora non se ne capacitava, ancora non riusciva a ragionare lucidamente, a capire cosa fosse successo. Sentiva ancora il peso delle sue mani, il suo tocco, la sua voce. Al pensiero, chiuse gli occhi e scoppiò a piangere, un pianto confuso, disperato.

A tentoni cercò il telefono, la luce illuminò il suo viso, le sue guance rosse per il pianto. Uno squillo, due squilli, tre squilli, non rispondeva. Ancora, quattro squilli, cinque... 

-Dimmi...
Bill attese un attimo, si asciugò le lacrime, che però continuavano a uscire, aveva il respiro pensante, pesantissimo. Il cuore gli batteva veloce, era spaventato, tanto, troppo.
-T...Tom
Gli sfuggì un singhiozzo, poi, la sua mente si riempì nuovamente di tutte quelle sensazioni... ne era immerso, soffriva, come se stesse risuccedendo. A malapena sentì il fratello che gli parlava.
-A... a scuola ma...
Altri singhiozzi lo assalirono.

-Arrivo subito.

La chiamata si concluse, e Bill restò in attesa, ricordando i ricordi, scacciando e attraendo pensieri, maledicendo ogni cosa, benedicendo tutto il resto. Pensando al vuoto. 

 

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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora