Dicembre XXIV

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-Bill, ho un problema...

"C-come un problema? Cosa..? Spero che tu stia scherzando..."
Bill rispose fulmineo, preoccupato.
-Che succede Tom??
Lui attese, prima di rispondere, indeciso se dire la verità, quindi farlo preoccupare ulteriormente, o mentigli, facendo però si che fosse più tranquillo.
-Papà...
Se lo sarebbe dovuto aspettare, dopotutto. Bill non si era mai fidato del padre, fin dall'inizio era convinto che non fosse una brava persona, ma Tom... Lui si fidava di tutti. Insomma, se lo aspettava.
-Capito, ti ha fatto qualcosa??
Lo sapeva benissimo che qualcosa gli aveva fatto, sennò quel problema non ci sarebbe stato. Dentro di sé era preoccupato a morte, all'idea di ciò che il "padre" aveva potuto fare a Tom, ma nella sua risposta, non lo diede a vedere. Attese allora che il fratello spiegasse.

-No, niente. Però mi ha chiuso dentro la stanza di Noah
-Ha detto che non posso tornare... Mi dispiace. Ti prometto che troverò un modo.

Bill aspettò un momento prima di inviare una risposta, non voleva che Tom credesse fosse deluso, triste, preoccupato. Anche se lo era.
-Va bene. Tu fa' attenzione, per favore. Ti aspetterò.
-Sì Bill, farò attenzione. Tu vai a dormire adesso.
-Ok, ti voglio bene...
-Anche io fratellone!

La conversazione si chiuse lì, ovviamente nessuno dei due si mise a dormire, ovviamente si pensarono reciprocamente tuta la notte.

-Bill...
Il fratello non rispose, probabilmente dopo la notte insonne si era messo a riposare. Tom no. Si alzò dal letto, lasciando il telefono sul comodino, tese il braccio verso la maniglia e... La porta era aperta. Percorse quell' angusto corridoio, attraversato per la prima volta poche ore prima, poi arrivo nel soggiorno. Camminava lento, facendo meno rumore possibile. Esaminò la stanza, vuota. Si diresse verso la porta d'ingresso, per uscire, quando una voce gli rintronò nelle orecchie.
-Tom!
Lui si girò di scatto, trovandosi di fronte la tanto temuta figura del padre.
-S-sì...
Ecco, la voce già gli tremava.
-Non dovresti stare qui, torna in camera!
Tom resto fermo per qualche istante, ma quando iniziò ad andare, sottomettendosi, fu troppo tardi. Il padre, già spazientito, lo strattonò per il braccio, conducendolo nuovamente in camera.
-Inutile, un essere inutile...
Lo fece fermare, lo guardo negli occhi, avvelenato. Tom era terrorizzato, al ricordo di tutto ciò che gli aveva fatto il padre. Tentò di dire qualcosa, ma uno schiaffo lo fermò. Iniziò a tremare. Un pugno allo stomaco lo fece cadere, sotto gli occhi di Jorge.
-Sei debole...
Lo tirò su, gli diede un altro pugno, lasciandolo poi ricadere.
-Alzati. Ed entra, veloce!
Tom con fatica eseguì, tra un singhiozzo e l'altro. Si mise su una sedia in un angolo. Chiuse gli occhi a lungo, aprendoli solo al rumore della serratura che andava a chiudersi. Dolorante cercò il telefono.

-Ehm, so che ti ho scritto prima, ma...
-Papà mi ha picchiato e... Mi dispiace.
Solo alcune ore dopo, Bill rispose, ma di nuovo, non permettè alla sua preoccupazione di trasparire nei messaggi.
-Cosa? Stai bene? Che ti  ha fatto Tom??
Attese una risposta dal fratello, che nel frattempo si era allontanato dal cellulare, lasciando Bill in balia della sofferenza e dell'apprensione nei confronti del fratello.

Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora