Dicembre XVII

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-Klaus Anghel...è...s-stato lui...
Bill abbassò lo sguardo intimorito, quasi che al solo nominarlo, lui lo avrebbe scoperto e lo avrebbe violato, torturato, ferito nuovamente.
-Klaus? Il...custode?
Annuì debolmente.

"Klaus...Klaus Anghel, Klaus porca puttana! Come ha potuto?! Sembrava...un uomo gentile, affidabile, è sempre stato disponibile con noi studenti, è stato l'idolo di tutti noi e...e ora...
Pagherai per ciò che gli hai fatto, per le sue lacrime, per il suo silenzio, per tutti i graffi e lividi, per ogni fottutissimo pianto"
Tom camminava a passo svelto, infreddolito, stretto nel giaccone enorme che lo avvolgeva confortante. Era mattina presto, faceva un freddo da gelare i muscoli, e Tom era molto, molto freddoloso.

Fece un sospiro di sollievo una volta arrivato davanti a quel portone di ferro e vetro, ci si poteva specchiare. Non gli piacque l'immagine che vide riflessa, non gli piacque affatto. Vide un ragazzo magrissimo, con il viso scavato, le occhiaie profonde e occhi spenti, non gli piacque la smorfia di disappunto che comparve sulle sue labbra. Non amava sé stesso.
Distolse lo sguardo puntandolo sul citofono sul lato sinistro del portone, cercò per qualche secondo per poi trovare ciò che cercava:
Studio medico Müller.

Una volta entrato, salì a passi estremamente lenti, timoroso, forse insicuro. Trovò la porta dello studio aperta, e all'interno vide altre molteplici porte, tutte micidialmente uguali...da angosciare.
Venne accolto dal segretario.
-Hai un appuntamento?
-Ecco...No, veramente no. Però è urgente.
-Mh...vedo che posso fare.

Il segretario lasciò la sala d'attesa per poi ricomparire qualche minuto più tardi, fece cenno a Tom di seguirlo.
Ubbidì.
Si lasciò condurre per un breve, eppure infinito, dedalo di corridoi e porte, disimpegni e ancora altre porte.
-Ecco, entra pure.
Il segretario lasciò Tom in balia della sua insicurezza davanti una porta chiusa, indeciso se bussare o aspettare che qualcuno uscisse.
Decise di bussare.

Decise di bussare

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-Benvenuto...tu saresti?
Tom si riscosse dalla sua trance momentanea, rivolgendo lo sguardo verso l'uomo seduto sulla poltrona, presumibilmente il dottor Müller. Era particolarmente alto, doveva avere sui sessant'anni, aveva capelli e barba folti che un tempo dovevano essere neri, ora rigati da molti capelli bianchi. Era abbastanza muscoloso, e due sottili occhi azzurri ornavano il suo viso magro.

-Ehm...Tom...
Allo sguardo confuso dell'uomo, il ragazzo aggiunse:
-Kaulitz...
Con solo quella parola, Tom ottenne tutta l'attenzione del dottore, che lo guardò incuriosito, facendogli cenno di sedersi.
-Bene, è un piacere Tom, io sono Stefan.
Disse porgendo prontamente la mano tesa. Il ragazzo ricambiò il gesto con indecisione, acquisendo però sicurezza pian piano.
-Piacere mio...
-Vuoi dirmi perchè sei qui?
-Ehm...sì, ecco, c'è mio fratello, Bill, no? Che...ecco...
Il dottore fece un sorriso rassicurante per confortarlo ed esortarlo a continuare, intersecò le lunghe dita delle mani con fare deciso.
-Io so chi è s-stato...
Fece una pausa molto lunga, trovando le parole ed il coraggio per pronunciarle. Cercando disperatamente un appiglio sicuro, stabile. Lo trovò in quel sorriso sempre presente, costante dell'uomo.
-Però Bill non vuole denunciare, io non voglio ferirlo. Ma penso che per lui sia meglio, magari poi stará meglio e...Non lo so, ho paura di fargli del male, di nuovo! E se poi...

Tom iniziò a respirare a fatica, ad avere le lacrime agli occhi, a non trovare la forza nemmeno di prendere un respiro.
Stefan gli si avvicinò posandogli le mani sulle spalle.
-Ehi tranquillo, tranquillo Tom, ok? Non succede niente, tranquillo.
Dopo poco il ragazzo si calmò, guardò il dottore, lo scrutò a fondo, osservò quei brillanti occhi indecifrabili, quel suo sorriso enigmatico. Cercò di captare i suoi pensieri, fallendo.
Attendeva una risposta, un incitamento, qualsiasi cosa. Ma questo qualsiasi tardava ad arrivare...

 Ma questo qualsiasi tardava ad arrivare

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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora