Ottobre IX

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Tom, stanco di percorrere all'infinito quei pochi metri di stanza, uscì nuovamente nei corridoi. Si reggeva a malapena in piedi, ma iniziò a camminare, stavolta con una meta ben precisa.
Arrivò davanti alla reception e chiese all'uomo seduto dietro la scrivania dove potesse trovare il medico responsabile del reparto dove era stato ricoverato Bill. La sua voce uscì talmente rauca e flebile che se ne spaventò lui stesso.
Infine ottenne l'informazione e si diresse verso l'ufficio del dottor Schulz. Gli avrebbe chiesto fra quanto Bill si sarebbe svegliato, cosa avesse, come fare. Gli avrebbe chiesto qualsiasi cosa che potesse aiutarlo in quel momento.

Ma all'ufficio non ci arrivò mai. Ad un certo punto, all'improvviso, vide tutto nero e si sentì cadere, sentì il suo corpo diventare pesante e sbattere contro le mattonelle. la caduta gli mozzò il fiato, per un attimo faticò a respirare, poi riuscì a riaprire gli occhi. Non capiva nulla, non distingueva un oggetto da una persona, non capiva cosa gli girasse intorno. Vide di nuovo tutto nero, poi si riscosse, probabilmente dopo pochi secondi. Sentì delle mani forti sollevarlo da terra e farlo sedere su una poltrona, gli aprirono la bocca e vi infilarono dentro qualcosa di granuloso e dolce. 
Aprì gli occhi, stavolta distinguendo per bene le figure che lo circondavano. Una donna alta e robusta e un uomo nella media, la donna sembrava appena uscita da una soap opera anni '80, mentre l'uomo era chiaramente un infermiere.

Quest'ultimo gli si avvicinò per parlargli, ma in quel momento Tom lo vide e sui tratti di quell'uomo riconobbe chiaramente delle somiglianze con quelli di suo padre, e il respiro gli andò via, di nuovo. Lo vide avvicinarsi e iniziò a tremare, ricordando la solitudine, lo sconforto, il dolore, la fame, di quando passava i giorni con il padre. Lo vide avvicinarsi e gli tornarono alla mente immagini che mai avrebbe voluto ricordare, immagini che aveva rimosso volontariamente, forse per convincersi che suo padre fosse un brav'uomo. 

Tom era dentro l'armadio, rannicchiato in quello spazio troppo stretto, tra vestiti sporchi, una puzza di alcol nauseante, e residui di tabacco. tremava, tremava forte, i lividi malamente incerottati dei giorni prima gli dolevano. Si sentiva solo. Bill si era fin dal principio rifiutato di passare del tempo col padre, ma Tom non ci era riuscito, Tom non aveva saputo dirgli di no e questo Jorge lo sapeva bene, benissimo. Si sentiva solo, avrebbe voluto un caldo abbraccio del gemello, voleva sentirlo accanto a sé, ma mai gli avrebbe chiesto di venire in quell'inferno. Un inferno che rimaneva chiuso fra quelle mura, un inferno che al di fuori della casa non veniva nominato, veniva mascherato e smentito.
Aveva freddo, era scosso dai brividi, era travolto dallo sporco e dalle cicche di sigarette. Stava per vomitare, stava per sentirsi male.

Sentì dei passi, una porta sbattere e i tonfi farsi più forti. Tom iniziò a sudare, sapeva perfettamente cosa stava per succedere, di nuovo. Sapeva alla perfezione che Jorge avrebbe aperto l'armadio e in preda alla rabbia l'avrebbe picchiato. Poi si sarebbe premurato di medicargli le ferite ricordandogli come una cantilena che per tredici anni, lui era stato solo una delusione, per tutti. Allora Tom gli avrebbe chiesto scusa piangendo, come sempre, il padre gli avrebbe sorriso passandogli una mano tra i capelli e lasciando il bagno gli avrebbe detto: 
-Sei un bravo ragazzo.
Tom sarebbe rimasto confuso e spiazzato come tutte le volte, la sua autostima sarebbe diminuita di un'altra tacca e tutto sarebbe ripartito.

Ecco, l'anta si sta aprendo, ecco, il volto mostruoso di quell'uomo comparire, ecco...ricomincia tutto.


Tom chiuse gli occhi, da cui iniziavano a scendergli lacrime copiose, abbassò il capo e scosse la testa convulsamente

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Tom chiuse gli occhi, da cui iniziavano a scendergli lacrime copiose, abbassò il capo e scosse la testa convulsamente.
-No, no lasciami stare! Lasciami!
Urlò tentando di ribellarsi, in preda alle lacrime.
Delle braccia lo avvolsero come una coperta e lui si sentì confortato, si sentì al sicuro. Riaprì lentamente gli occhi, sperando che l'incubo fosse finito. Si ritrovò le braccia della presunta attrice strette intorno a sé, cosa che incominciò a infastidirlo non poco. Se la staccò di dosso, si asciugò le lacrime e guardò dritto davanti a sé, scrutò l'uomo.
No, non era suo padre, non ci assomigliava nemmeno più di tanto. 
Aveva uno sguardo sbigottito e sorpreso, uno sguardo che divertì Tom e lo fece sbuffare.
Dopo essersi ripreso del tutto, il ragazzo tornò nella stanza di Bill, dimenticando totalmente il suo obiettivo di poco prima. 
Si sedette contro la parete, come al solito, e attese, attese...
Attese ancora e ancora, ancora e ancora attese...

Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora