Capitolo 24

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I giorni passano interminabili. Non ho più la mia migliore amica e per quanto il mio daddy e Bri possano starmi vicino non è la stessa cosa.

Il mio cellulare squilla come tutte le sere e io rispondo scocciata

'Pronto' dico con tono piatto
'Ehy piccola ma che cos'hai?" Mi chiede daddy preoccupato dall'altra parte
'Oh niente sono solo molto stanca' rispondo con la solita scusa
'D'accordo...cosa stai facendo di bello?'
'Niente di che sono sdraiata sul letto a guardare il soffitto, tu?'
'Sono appena rientrato da una lunga giornata di lavoro, non puoi capire quanto sono esausto' dice sbadigliando
'Allora ti lascio andare a riposare, ciao' taglio corti sperando che non lo trovi strano
'Ciao Delilah' saluta a sua volta.

Attacco al telefono e lo butto sopra il letto.
Ormai è da un po' di sere che rispondo controvoglia e scocciata alle sue chiamate, abbiamo entrambi da fare molto durante il giorno e quindi non riuscendo a vederci mai queste telefonate mi sanno un po' di presa per il culo ma non gliel'ho mai detto.

Prendo la mia fidata amica e mi dirigo in bagno. Mi siedo sulla tazza e guardo il mio braccio segnato da qualche graffio poco profondo.
Faccio un bel respiro profondo e poi avvicino la lametta al braccio tagliando la pelle. Un rivolo di sangue esce e cade a terra. Di nuovo, un'altro taglio e un'altra goccia a terra. E poi di nuovo. Non appena stavo per far scontrare nuovamente la lametta sulla mia pelle mi chiama mia madre
"Delilah è pronto vieni a tavola"
"Si mamma arrivo" le urlo di rimando.
Velocemente disinfetto i tagli e ci metto sopra una garza poi abbasso le maniche della felpa, pulisco per terra ed esco dal bagno.

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Sono passati ormai due giorni e mi sono decisa a darci un taglio.

Questa sera non sarà lui a chiamarmi ma io. Prendo il telefono e schiaccio il suo numero in rubrica.
Uno...due...Al terzo squillo risponde.
'Ehy Delh mi hai anticipato' dice con voce squillante
'Già, dovrei parlarti di una cosa...'
'Vai già dritta al sodo eh, parla ti ascolto'
Prendo un respiro profondo
'In questo tempo ci siamo allontanati molto e sono successe molte cose. Non siamo più quelli di prima e mi sembra evidente, abbiamo entrambi molte cose da fare durante il giorno: tu con il lavoro ed io con la scuola, studio, gli amici e le partite. Mi sento molto cambiata e non mi riconosco più in quella che ero prima. Quindi ecco....è è finita' dico con voce rotta nell'ultima frase.
Mi si spezza il cuore a sentire quel silenzio dall'altro capo del telefono ma è la cosa giusta da fare.
Philip sospira
'Va-va bene, se è quello che vuoi lo accetterò" è la prima volta che lo sento tentennare
'Allora ciao Philip'
'Ciao Delilah'
Chiudo quella chiamata e dentro di me è come se avessi chiuso un capitolo della mia vita per non riaprirlo più.

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Una vita normale per una ragazza normale. Era quello che mi ci voleva e avevo desiderato per tutta la vita.
Dalla rottura con Philip ci ho messo un po' per ritrovare il mio equilibrio. In quei momenti mia mamma e Bri mi sono state molto vicine, in casa l'argomento Philip era totalmente tabù a tal punto che quando mio padre un giorno mi chiese di lui si beccò una rispostaccia da me e un caziatone da mia madre. All'inizio non capí bene il perché poi mia madre gli spiegò tutto e lui si venne a scusare.

Oggi la coach non c'era e quindi gli allenamenti sono saltati.
Sono a tavola con la mia famiglia a mangiare un bel piattone di pasta quando mi sorge un dubbio insormontabile.
"Mamma, papà ma come avete fatto a riavere la vostra casa così com'era e dopo pochissimo tempo che siete usciti dalla clinica?"
Mia madre e mio padre si guardano spalancando gli occhi, dopo pochi istanti mio padre annuisce
"È giusto che sappia"
"Ci ha aiutato Philip a riprendere la casa, per tutti questi anni era nelle mani di tua zia Giselle. Non so come è riuscito a toglierla e darla ai legittimi proprietari." Mi spiega mamma
"Grazie di avermelo detto" dico tirando un sorrisino, mia madre mi sorride a sua volta e mi fa una carezza sulla testa.

Il pomeriggio decido di andare da Philip così esco di casa e vado alla fermata del bus.

Busso alla sua porta e dopo pochi minuti viene ad aprirmi
"Ciao, so che non mi aspettavi ma vorrei parlarti" dico non appena apre la porta
"Certo entra"
Faccio un sorrisino e mi vado a sedere sul divano seguita da Philip.
"Perché non me lo hai detto?" Chiedo secca
"Che cosa?" Chiede a sua volta lui non capendo
"Della casa e di aver fatto uscire i miei genitori, so che senza di te non si sarebbe fatto neanche il processo e non sarebbero neanche mai usciti dalla clinica per venire a vedere le mie partite. Quindi perché non me lo hai detto?" spiego
"Era giusto così"
"No non è vero non hai avuto il merito che dovevi avere"
"Si invece, la tua felicità"
A quelle parole delle lacrime minacciano di uscire dagli occhi.
Mi butto su di lui abbracciandolo
"Grazie" dico sull'orlo di un pianto
Ci stacchiamo e lui mi passa i pollici sulle guance per togliere le lacrime
"Non piangere" mi dice quasi implorando
"Se vai a giocare fuori smetterai di piangere?"
Faccio una faccia perplessa e mi giro verso la vetrata del salotto.
C'è un'altalena che mi aspetta in giardino, di scatto mi alzo e corro fuori guadagnandomi un rimprovero da Philip
"Delilah non correre altrimenti non sai che ti faccio"
Nonostante ciò continuo a correre e cado per terra sbucciandomi le mani.
Vedendo quella scena Philip mi corre incontro e scoppio a piangere
"Daddyyyyyy" urlo cercando il suo aiuto. Philip mi prende in braccio e mi porta in bagno
"Adesso disinfettiamo questa brutta bua ok?" Mi dice calmo.
Io annuisco e solo ora mi rendo conto di averlo chiamato daddy dopo settimane che non ci sentiamo neanche. Non so cosa abbia fatto lui in questo tempo e tantomeno lui sa cosa ho fatto io ma lì tra le sue braccia sembra come non fosse passato neanche un secondo.

Mi porta in bagno e mi fa sedere sul fasciatoio
"Come sei venuta fino a qui?" Mi chiede prendendo il disinfettante e un batuffolo di ovatta
"In autobus e lo riprenderò per tornare a casa" rispondo sapendo già che è contrario.
Versa il disinfettante sul batuffolo e me lo tampona sulle mani facendomi sussultare 
"No ti porto io in macchina" dice severo, io sbuffo e acconsento sapendo che è l'unica cosa da fare.
"Sei apposto e guarita" decreta mettendomi un cerotto sulle ferite
Io sorrido e lo guardo timidamente
"Vuoi andare subito o restare un'altro po?" Mi chiede con mia grande sorpresa
"R-restare se se non è un problema" dico intimorita
"Nessun problema Delh"
Oddio, quel nomignolo. Erano settimane con non lo sentivo uscire dalla sua bocca e nonostante la lontananza mi faceva ancora lo stesso effetto che mi aveva fatti la prima volta.
Non so per quale motivo mi riprende in braccio e mi porta in giardino.

Passiamo quasi tutto il pomeriggio in giardino a guardarci e sorridere mentre io dondolavo sull'altalena.

Il sole cala e si fa ora per me di tornare a casa. Ci dirigiamo verso la sua macchina ma appena apro la portiera mi rendo conto che c'è ancora il mio seggiolino sul sedile. Dopo qualche secondo di indugio decido di salire sul seggiolino, provo a legarmi ma non ci riesco e spazientita sbuffo
"Ci penso io" dice Philip e mi allaccia la cintura.

L'auto sfreccia per le vie della città e noi stiamo sempre in silenzio a goderci tutte le emozioni che ci provoca l'essere di nuovo insieme dopo giorni.

Philip parcheggia l'auto davanti casa e scende per venirmi a slegare. Solo ora mi sono resa conti che se fuori dovevano esserci mia mamma o peggio mio papà mi avrebbero vista in quelle condizioni e di certo non avrebbero più avuto la stessa opinione su di lui.
"Allora a presto" dice salutandomi tenendo le mani in tasca
"A presto" saluto a mia volta per poi entrare in casa.

Daddy's little girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora