Capitolo 21

2K 36 0
                                    

"Un processo" dico quasi urlando
"Un cazzo di processo e io non sapevo niente" sbraito alzandomi dal divano
"Delilah calmati"
"Calmarmi?! Ci sarà un fortuitissimo processo per i miei genitori e io non ne sapevo niente!" Il tono di voce si alza ancora di più se possibile.
Non posso credere che mi abbia tenuta nascosta una cosa del genere
"Primo piano con le parole secondo sei una bambina e queste sono cose da grandi terzo non urlare"
"Mi prendi per il culo Philip? Fai sul serio?" Rimango sempre più sconvolta dalle sue risposte
"Si faccio sul serio e ti ho detto di non urlare" dice minaccioso.
"Tu non hai la più pallida idea di cosa significhi essere cresciuta senza i propri genitori e dopo tredici anni che non li vedo non puoi permetterti di omettermi tutte le informazioni su di loro!" Urlo puntandogli il dico contro. Senza neanche sentire la sua risposta me ne vado ma non faccio in tempo ad arrivare alle scale che Philip mi abbraccia da dietro
"Ascoltami molto bene piccola hai infranto molte regole e stavolta non chiuderò un occhio. Vuoi fare la grande? Punizioni da grande. Oltre alla punizione che ti attenderà più tardi per tutta la settimana non andrai agli allenamenti e dopo pranzo verrai subito a casa. Non puoi uscire se non con me e il telefono lo userai solo due ore al giorno. Siamo intesi?" Dice sussurrandomi all'orecchio severo.
Un brivido mi precorre la schiena e annuisco impaurita
"S-si daddy"
"Bene ora continua a fare quello che avevi intenzione di fare"
Con queste parole salgo in camera mia.

Per gli altri la domenica è un giorno per riposarsi e non pensare ai problemi ma per me non è cosi.
Dal canto mio ho sbagliato ad urlargli contro e mancargli di rispetto in quel modo ma lui non doveva permettersi di non dirmi cose così importati.
Ha tradito la mia fiducia ed ora dovrà farsi perdonare.

Sono legata sul seggiolone ad aspettare che il pranzo sia pronto. Il silenzio regna su di noi e decido di romperla
"Che c'è per pranzo?" Chiedo sperando che mi risponda
Si gira e mi mette davanti un piatto di lasagne con i funghi, il mio piatto preferito.
Faccio un sorriso e lo guardo
"Sapevo che ti saresti arrabbiata e questo è il mio modo per farmi perdonare, ho sbagliato a non dirtelo si tratta dei tuoi genitori e devi sapere ma tu non dovevi urlare in quel modo" dice sincero
"Scuse accettate ma non farlo più per favore. Non mentirmi odio quando lo fai e poi tu mi dici sempre che non devo mentirti quindi...facciamo che ci diremo sempre tutto d'ora in poi?" Non sono mai stata tanto sicura nel parlare con lui ma stavolta è un argomento serio
"Si piccola da adesso in avanti ti dirò tutto e tu non mi dirai bugie per paura di una punizione"
Annuisco e ci mettiamo a mangiare.

A metà pranzo la paura mi attanaglia
"Daddy" lo chiamo
"Dimmi"
"Mi punisci subito dopo pranzo?" Chiedo con il capo chino
"Per stavolta e ripeto solo per stavolta va bene ma sono io che decido quando, come, perché, quanto e se punirti"
"Grazie daddy"

Daddy sparecchia e mi tira giù dal seggiolone.
"Spogliati. Vai all'angolo. Viso verso il muro." Ordina ed io eseguo.

Non so per quanto tempo aspetto ma è abbastanza per farmi salire ancora più ansia.
Daddy attraversa il salotto e mi posa una mano sulla schiena
"Piegati. Testa nell'angolo e metti questo" comanda porgendomi un cuscino.
"Le manine le leghiamo dietro la schiena almeno non ti tocchi" mi prende i polsi e li lega con la corda.
Mi accarezza le natiche e poi allontana la sua mano.
Mi colpisce inaspettatamente e io sussulto, sta usando la spazzola.
"Buona piccola non ti muovere" mi intima
Cerco di muovermi il meno possibile ma mi è molto difficile, le sculacciate sono una dopo l'altra e senza tregua.
Dopo la quindicesima non trattengo più le lacrime e inizio a piangere.
Dopo cinquanta colpi si ferma
"Alzati e girati. Inginocchiati a gambe aperte, il cuscino sotto le ginocchia"
Accarezza il mio corpo un frustino e pian piano arriva fino alla mia intimità.
Da un bel colpo forte e poi altri quattro lo seguono, non riesco a respirare il dolore mi mozza il fiato. Tira altre cinque frustate e incapace di respirare lo fermo
"B-basta non non riesco a re-respirare" dico con il poco fiato che ho in corpo
"Delilah no. Concentrati e fai dei respiri profondi" annuisco e faccio come dice.
Dopo pochi secondi riprende il suo supplizio dandomi altre cinque frustate e poi si ferma per qualche secondo, adesso che ho capito il ritmo mi è più facile controllare il respiro e il mio corpo.

Quando la punizione è finita daddy mi slega i polsi e mi prende in braccio
"Sei stata bravissima piccola" dice dandomi un bacio sulla guancia
"Scusa se ti ho risposto male" confesso con lo sguardo basso
"Sei perdonata" dice e mi scocca un altro bacio.

—————————————————
                  Il giorno dopo
—————————————————

È lunedì e come tutte le mattine da ormai un mese mi sto preparando per andare a scuola.

Finito tutto quello che dovevo fare usciamo di casa.

La mattinata è noiosa come la maggior parte dei giorni ma sto comunque attenta e prendo appunti, se solo daddy sapesse che durante le lezioni sto senza fare niente e a pensare ad altro andrebbe su tutte le furie e mi ritroverei segregata in casa per il resto dei miei giorni.

Alla fine delle lezioni vado al mio armadietto per posare i libri e vedo le ragazze raggiungermi
"Ehy Delilah hai fatto?" Mi chiede Emery
"Stiamo tutte aspettando te" aggiunge Bri
"Ragazze scusate ma per una settimana non potrò venire agli allenamenti e non ci sarò neanche a pranzo" comunico chiudendo l'armadietto
"Cooosa!?" Esclama Bri quasi scioccata
"Purtroppo si il mio tutore si è arrabbiato e quindi niente allenamenti" spiego con un sorriso amaro
"D'accordo allora a domani" mi salutano
"A domani" dico per poi uscire dall'edificio

"Ciao daddy" saluto entrando in auto e dandogli un bacio a stampo
"Ciao tutto bene a scuola?" Mi chiede
"Si la solita giornata"
"Bene, appena arriviamo a casa voglio farti vedere una cosa" dice sorridendomi e io annuisco.

UNA PALESTRA.
Ho davanti a me un enorme palestra composta da due sale, la prima è una stanza libera con gli specchi sulle pareti mentre l'altra è piena di attrezzi.
"Wow" dico mancandomi le parole
"Ti piace?" Mi chiede daddy speranzoso
"La adoro" rispondo con gli occhi a cuoricino
"Qui potrai allenamenti quando vorrai in più la stanza è insonorizzata ciò significa che se c'è la musica a palla non si sente per tutta casa"
Lo stringo forte a me e andiamo a pranzare.

—————————————————-
                        Giovedì
—————————————————-

Il giorno del processo è finalmente arrivato.
Per tutta la settimana non ho fatto altro che pensare al processo, allenarmi e ovviamente studiare come daddy comanda tutti i giorni.
Per l'occasione indosso un abitino nero che ho abbinato con dei tronchetti anch'essi neri, quando siamo entrambi pronti usciamo di casa.

Arrivati davanti al tribunale salutiamo i miei e l'avvocato ci spiega alcune cose
"Prima che inizi il processo voglio dirvi che in qualsiasi modo vada Evangeline e Arthur non potranno riavere la custodia di Delilah prima di dieci anni, praticamente mai dato che tra due anni Delilah sarà maggiore"

Il processo è quasi finito, stiamo aspettando la sentenza del giudice.
"Dichiaro che la signora Evangeline Evans e il signor Arthur Carter non hanno alcun deficit psichico ergo sono dimessi dalla Clinica psichica.
L'udienza è tolta." Sentenzia il giudice sbattendo il martelletto.

"Oh piccola mia sono così felice" dice mia madre abbracciandomi appena fuori dal tribunale
"Anch'io mamma non sai quanto" rispondo prendendole le mani
"Delilah io e tuo padre sabato ci trasferiremo nella nostra vecchia casa, ci farebbe molto piacere se tu e Philip ci verreste a trovare"
"Certamente mamma il primo pomeriggio libero verremmo da voi" dico sorridendo
"Fantastico allora a presto" mi saluta
"A presto mamma"
Ci scambiamo l'ultimo abbraccio con i miei genitori e poi ci avviamo alle macchine. Appena apro lo sportello mi ricordo di una cosa e corro alla macchina dei miei genitori
"Mamma papà mi sono dimenticata di dirvi che domani ho la partita e mi piacerebbe che ci foste" dico con il fiatone
"Ci saremo piccola, non ce lo perderemo per nessuna ragione al mondo"
Detto questo papà mi saluta con la mano e io torno alla macchina.

—————————————————-
                        Venerdì
———————-——————————

Entro in campo urlando e saltellando insieme alle altre.
Mi giro ed eccoli.
Li vedo sugli spalti.
Alzo il braccio e agito in aria il pon pon per salutarli. Averli qui con me, ad esserci in uno dei momenti più belli della mia vita è indescrivibile. Sui rapporti interpersonali non so molto ma so per certo che mi terrò stretti i miei genitori.

Daddy's little girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora