Capitolo Quattro

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La rossa mi saltava sul cazzo in modo rude, proprio come piaceva a me

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La rossa mi saltava sul cazzo in modo rude, proprio come piaceva a me. Mi lasciai andare a un gemito mentre le afferravo i fianchi e la tenevo ben ferma sulla mia eccitazione, completamente dentro di lei.

Stanco di quella posizione me la tolsi di dosso e senza nessuna delicatezza la feci girare di schiena e la sollevai dai fianchi per fare aderire il suo fondoschiena alla mia lunghezza avvolta dal preservativo. Gliela spinsi dentro facendola sobbalzare e lei riprese a gemere e si aggrappò alla spalliera del mio letto.

«Oh, sì, non fermarti, El...» biascicò tra un ansimo e l'altro.

La sentii stringersi intorno al mio cazzo e dopo un'ora che andavamo avanti e averla fatta arrivare a una quantità di orgasmi che non riuscivo più a contare, finalmente riuscii ad arrivare anche io all'apice del piacere.

Uscii da lei con ancora il respiro corto, tolsi il preservativo e lo andai a gettare nel cestino del bagno che avevo in camera.

Quando tornai, Madison era seduta sul letto ancora nuda e aveva poggiato la schiena alla spalliera. Feci scivolare lo sguardo sulle sue forme perfette e sui capelli rossi che coprivano il seno sodo. Sentii un afflusso di sangue scorrere verso il mio basso ventre, ma prima di ricominciare dovevo assolutamente fumarmi una canna.

Aprii il cassetto del comodino di fianco al letto, dove avevo posato tutto il necessario, e presi erba, cartine e filtri. Mi accomodai sul letto accanto a lei e presi a tritare l'erba, sentivo i suoi occhi addosso, ma non la degnai di uno sguardo, concentrato com'ero in ciò che stavo facendo.

Feci cadere l'erba tritata sul palmo della mano, posai il tritino e poi feci cadere un po' di tabacco nella mano e mescolai il tutto, presi la cartina posizionandola sul mucchietto di erba e tabacco, unii i palmi e feci cadere il contenuto tutto dentro la cartina, meticolosamente la rollai e inserii il filtro. Solo quando avvicinai le labbra alla cartina alzai gli occhi sulla rossa che mi stava fissando. Guardando le sue labbra ancora gonfie dei miei baci, leccai la cartina con malizia. Lei serrò le cosce e io non riuscii a trattenere un ghigno.

Presi l'accendino e accesi finalmente la canna, aspirando a fondo per poi buttare il fumo verso l'alto. Reclinai la testa fino ad appoggiarla alla spalliera, permettendo all'erba di fare il suo effetto, calmarmi i muscoli e la mente.

Madison portò le sue unghie laccate di rosso sul mio bicipite ricordandomi che c'era anche lei lì con me. Reclinai il capo per guardarla e notai che osservava le mie labbra mentre continuavano a fumare.

«Vuoi?» le porsi la canna.

Lei, con mia grande sorpresa, la prese tra il medio e l'indice e se la portò alla bocca facendo due lunghi tiri.

«Credevo che voi figlie di papà foste delle santarelline» la provocai, accarezzando distrattamente la sua coscia.

La rossa mi guardò di traverso, prese un altro tiro, avvicinò le sue labbra alle mie che si schiusero in automatico e fece scivolare il fumo dentro la mia bocca, provocando una scarica elettrica che raggiunse direttamente il mio cazzo.

Folly Beach. Attrazione DivinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora