Capitolo Ventidue

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Andai via dal capanno e tornai a respirare un’aria che non sapesse di lei, anche se il suo profumo mi era entrato in ogni neurone, non mi permetteva più di ragionare lucidamente

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Andai via dal capanno e tornai a respirare un’aria che non sapesse di lei, anche se il suo profumo mi era entrato in ogni neurone, non mi permetteva più di ragionare lucidamente.

Era la seconda volta in una sola giornata che mi ritrovavo a un secondo dal baciarla e mi volevo prendere a pugni perché da una come lei bisogna solo stare lontani. Era troppo perfetta per me, che ero fatto solo di difetti e spigoli. Ma vederla ridotta in quel modo, così triste e delusa, mi aveva stretto il petto. E la sua vicinanza, il pensiero di baciare quelle labbra di assaporarne il sapore mi aveva fato dimenticare di tutto il resto, come se riuscisse a rischiarare la tempesta che mi attraversava il petto e il cervello.

Sbattei i pugni sulla mia macchina. Dovevo togliermi quella ragazzina dalla testa, non avevo idea di come, ma dovevo farlo al più presto.

«Californiano» la voce vispa di Madison mi spinse a voltarmi.

Lei, Lilian e Adam stavano venendo verso di me, il mio amico mi sondò un attimo, ma io tornai impassibile, come se niente potesse scalfirmi.

«Che fai qua da solo?» domandò Adam quando furono a pochi passi da me.

Afferrai la rossa dalla vita e me la spalmai addosso senza troppe cerimonie e lei non aspettò un secondo per iniziare a baciarmi il collo. Dovevo togliermi dalla testa quella ragazzina e una cosa a quattro forse era quello che ci voleva. «I miei genitori sono arrivati.»

Un’ombra offuscò i miei pensieri mentre ricordavo la discussione con i miei, ma scossi la testa per scacciarla via.

Guardai il mio amico ammiccando per poi portare lo sguardo sulla rossa e sulla biondina che Adam stava stringendo. «A casa di chi possiamo andare per divertirci un po’?» proposi strizzando il culo della rossa che lanciò un urletto divertito.

Fu proprio lei a rispondere: «A casa mia.»

Adam assottigliò lo sguardo, mezzo sorriso a disegnargli le labbra. «Che intenzioni hai?»

Aprii la portiera dei sedili posteriori e feci segno alle ragazze di entrare. «Non buone.»

Adam rise e salì sul sedile del passeggero mentre le ragazze, per niente in imbarazzo, si accomodavano dietro.

Salii anche io al posto di guida e sorrisi mentre le ragazze dietro lanciavano un urlo quando partii a velocità.

«Cazzo» imprecò Adam.

E pensai che fosse perché stavo andando veloce, ma poi lo vidi guardare dietro. Dallo specchietto retrovisore fissai una scena che lo avrebbe fatto venire duro a qualsiasi maschio etero: Madison e Lilian si stavano baciando in modo appassionato, con le mani scoprivano l’una il corpo dell’altra.

Folly Beach. Attrazione DivinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora