Capitolo Tre

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Il cellullare riprese a squillare per la terza volta svegliandomi del tutto e non potei più ignorarlo, altrimenti mia madre avrebbe chiamato polizia, vigili del fuoco e anche l'FBI

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Il cellullare riprese a squillare per la terza volta svegliandomi del tutto e non potei più ignorarlo, altrimenti mia madre avrebbe chiamato polizia, vigili del fuoco e anche l'FBI.

Avevo diciannove cazzo di anni, ma i miei genitori mi trattavano ancora come un bambino da tenere sotto controllo, come se fossero mai riusciti a tenermi buono.

Adam, Blake e le due tipe erano andati via poco dopo essere arrivati e io ne avevo approfittato per dormire un po', mi sentivo sempre esausto dopo un viaggio in aereo, era come se l'ansia prosciugasse ogni mia energia.

Risposi alla video chiamata mentre scendevo al piano di sotto e il mio viso contrito in una smorfia di fastidio si distese quando due occhioni blu presero tutto lo schermo del mio smartphone.

«Bambolina» sussurrai, le labbra che si piegavano in un raro sorriso gentile sedendomi sul divano del salotto. «Quanto ti manca il tuo fratello preferito?»

Ero il suo unico fratello, ma per quella creaturina ero tutto il suo universo. Da quando era venuta al mondo quattro anni prima, Josephine, o più semplicemente Jo, come la chiamavamo io e i miei genitori - sì, esattamente come Jo di Piccole Donne - mi aveva guardato con quegli occhi azzurri così simili ai miei, ma che trattenevano in sé tutta la dolcezza della quale io ero sprovvisto. Lei era il sole, io una giornata di pioggia con tanto di tuoni e fulmini.

Da quando era nata avevo capito che proteggerla dallo schifo del mondo era l'obiettivo principale della mia vita. Uno dei motivi per cui ero praticamente fuggito da Los Angeles, sperando che i miei problemi non entrassero in casa mia, rischiando di inquinare la purezza di Josephine.

Mia sorella prese il cellullare dalle mani di mia madre e mi sentii sulle montagne russe con l'immagine che si muoveva tra le sue manine. «Ciao El» strillò con la sua vocina stridula e armoniosa allo stesso tempo.

«Quando vieni qui?» chiesi passandomi una mano tra i capelli.

«Mmmh...» mugugnò portando una mano sul piccolo mento, come se ci stesse riflettendo.

Poi guardò al di là dello schermo, probabilmente per chiedere aiuto a mia madre, che venne prontamente in suo soccorso. «Arriviamo la prossima settimana, appena papà finisce il giro di presentazioni.»

Anche se Jo mi mancava tantissimo, non ero dispiaciuto di poter passare un'intera settimana da solo in quella villa a fare ciò che volevo.

Mi morsi la lingua perché stavo per chiederle come stava andando il romanzo. Ero un figlio di merda, dovevo mantenere intatta la mia maschera.

«Tutto bene, Elijah?» Se c'era una cosa che Rose Bashi riusciva a percepire anche attraverso un telefono, erano le vibrazioni negative. E io ero un agglomerato di negatività in quasi ogni momento della mia vita.

Folly Beach. Attrazione DivinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora