Capitolo Trentuno

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Non riuscivo a smettere di guardare Astlyr seduta a terra con Jo tra le gambe

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Non riuscivo a smettere di guardare Astlyr seduta a terra con Jo tra le gambe. Le stava facendo due lunghe trecce, mia sorella estasiata di avere un’amica con cui giocare.

I miei l’avevano bombardata di domande sui suoi studi e Astlyr aveva risposto decisa e con altrettante domande sul loro lavoro. I suoi occhi neri, solitamente impenetrabili, brillavano mentre condivideva con i miei l’amore per la letteratura e l’editoria.

Non avrei mai creduto possibile una situazione del genere, il petto quasi mi bruciava per tutto quel calore che avevo sempre cercato di evitare come la peste.

«Anche Elijah ama leggere» rivelò mio padre strizzando l’occhio nella mia direzione. «Anche se non ha mai letto un mio libro.»

«Cosa?» Astlyr mi guardò oltraggiata.

Alzai le spalle fingendo non curanza. «Se avete finito di fare gli acculturati, io e la signorina qui avremo una lezione di autodifesa da fare.»

Cambiai rapidamente discorso, avevo sempre fatto credere a mio padre che non mi interessavano i suoi libri, quando li avevo letti così tante volte da conoscerli a memoria. Scriveva da dio, e le sue storie erano originali e ti incollavano alle pagine. Ma dovevo mantenere la facciata del figlio di merda, così che non si aspettassero mai niente da me.

«E quando avrei accettato?» domandò impettita la principessa.

«Avanti» la esortai ignorando la sua domanda.

Mi alzai dal divano e le porsi la mano. «Non ho tutto il giorno, principessa.»

«Elijah Amery, è questo il modo di comportarsi?» mi riprese mia madre.

Alzai gli occhi al cielo e tenni la mano tesa verso Astlyr.

Quest’ultima sbuffò e si alzò ignorando la mia mano che ritirai. «Non preoccuparti, Rose, sono sicura che gli farò passare il piacere di fare il tro…» fece un colpo di tosse e mi dovetti trattenere dal ridere. «Il despota.»

«Ah ne sono sicura.» Mia madre osservò prima lei e poi me con un sorrisetto stampato in viso, come se avesse capito tutto.

Ma cosa c’era da capire non lo sapevo neanche io.

I miei genitori si alzarono, mio padre prese in braccio Jo. «È stato un piacere, Astlyr, vieni a trovarci quando vuoi.»

«Il piacere è stato tutto io, signor Amer…» si riprese all’occhiata di finto rimprovero di mio padre. «Stephen.»

«Non è facile trovare qualcuno con la tua passione per questo settore, per qualunque cosa noi siamo a tua disposizione.» Mia madre la strinse in un abbraccio che Astlyr ricambiò un po’ impacciata.

Folly Beach. Attrazione DivinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora