Capitolo Trentasette

227 23 5
                                    

Adam andò ad aprire la porta per fare tacere quel maledetto campanello che mi stava facendo esplodere la testa

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Adam andò ad aprire la porta per fare tacere quel maledetto campanello che mi stava facendo esplodere la testa.

Non riuscii a capire chi fosse entrato in casa, sentivo solo mormorii, poi dei passi e la porta del bagno si spalancò.

Astlyr si fermò sull’uscio della porta, elegantissima nel suo tailleur nero, i capelli perfettamente in ordine, il trucco lieve che le colorata il viso, gli occhi scuri erano infiammati dalla rabbia, ma si addolcirono mano a mano che mi osservava.

«Cosa è successo?» chiese portandosi una mano sulle labbra e facendo un passo verso di me.

Avrei voluto raggiungerla e abbracciarla, ma avevo deciso che non potevo metterla ancora in pericolo. Se fossi riuscito a liberarmi dei miei casini, allora avrei provato a riconquistarla, se mi avesse mai perdonato.

«Niente» risposi freddo.

Lei aggrottò le sopracciglia e fece un altro passo verso di me, il suo profumo rischiò di farmi cadere ai suoi piedi, mi voltai e ripresi a pulirmi la faccia. Era passata più di mezz’ora e ancora non ero riuscito a togliere tutto il sangue.

«Questo non mi sembra niente.» La vidi avvicinarsi dallo specchio, ma rimasi immobile. «Cosa è successo?» ripeté, questa volta più incazzata.

Si voltò verso Adam, ma io lo guardai dal riflesso dello specchio e lui alzò le mani in segno di resa e andò via, lasciandoci da soli.

«Vai a casa, Astlyr.» Niente nomignoli, dovevo allontanarla.

«Non vado da nessuna parte finché non mi dici cosa è successo.» Ormai era a pochi metri da me.

Mi voltai e la sovrastai con la mia altezza, cercai di non respirare il suo profumo, ma mi risultò impossibile. «C’è che io sono questo.» Mi indica con le mani. «Un bastardo che fa a pugni, dovresti vedere in che condizioni è l’altro» mentii e non riuscii a leggere le sue iridi di petrolio. «Devi starmi lontana, non ti voglio tra i piedi.»

Una parte di me sperò che come aveva già fatto, insistesse, passasse oltre il mio tentativo di proteggerla da me stesso. Ma questa volta non fui così fortunato, ma andava bene così, almeno lei sarebbe stata al sicuro.

«Sì?» il suo tono era così freddo che mi gelò il sangue nelle vene. «Se è questo che vuoi, sarai accontentato.» Si voltò e andò via senza dirmi una parola.

M

i girai di nuovo verso lo spacchi e strinsi il marmo del lavandino così forte da sentire male alle dita. Dentro sentii il mio cuore spezzarsi, ma era esattamente quello che mi meritavo.

Folly Beach. Attrazione DivinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora