Capitolo Trentaquattro

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L’ultima cosa che volevo era lasciare la stanza di Astlyr, avrei voluto abbracciarla per tutta la notte, entrare dentro di lei fino a quando entrambi non eravamo esausti

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L’ultima cosa che volevo era lasciare la stanza di Astlyr, avrei voluto abbracciarla per tutta la notte, entrare dentro di lei fino a quando entrambi non eravamo esausti.

Il sesso con lei era stato così bello da destabilizzarmi, mi girava ancora la testa. Era stato bellissimo guardala negli occhi mentre stava sopra di me, mi ero dipinto quell’immagine nella mente e non l’avrei mai lasciata andare. Probabilmente ero un cazzo di cliché, il cattivo ragazzo che si redime e si innamora della brava ragazza, ma Astlyr era molto di più, e anche se erano passati a malapena due mesi da quando l’avevo conosciuta, mi sembrava di conoscerla da sempre e non avevo intenzione di perderla.

Anche per questo stavo andando da quei bastardi. In realtà ero fuori dalla villa di Adam che aspettavo lui e Blake, già da dieci minuti abbondanti. Stavo per scendere dalla macchina e andarli a prendere direttamente per i capelli, ma finalmente arrivarono.

Adam salì nel posto accanto a me e Blake nel posto dietro.

«Siamo in ritardo» dissi buttando la sigaretta dal finestrino. «Cosa cazzo avete fatto?» Misi in moto la macchina e partii.

«Qualcuno era impegnato a farsi una bella scopata…» Adam si girò con un sorrisetto verso Blake.

Osservai quest’ultimo dallo specchietto retrovisore e lo vidi alzare gli occhi al cielo. Nonostante la situazione di merda nella quale ci trovavamo, mi ritrovai a sorridere. «E bravo il nostro Blake.»

«Magari la prossima volta chiudi a chiave la porta, non avevo voglia di vedere in quelle condizioni il piccolo Correy» intervenne Adam fingendo un brivido.

«Ha solo due anni in meno di noi» precisò Blake. «E di piccolo non ha proprio niente.»

Scoppiammo a ridere tutti e tre.

«Tu dove sei sparito piuttosto?» chiese Adam indagatore.

Non risposi, mi limitai guardarlo di sottecchi.

«Cristo, vi state scopando tutti i miei migliori amici» esordì delicatissimo.

Scossi la testa. «Tu invece?» chiesi cercando di deviare l’attenzione da me. «La biondina di ha perdonato?»

«Un signore non dice certe cose…» rispose evasivo con il suo solito sorrisetto.

«Per fortuna tu non sei mai stato un signore» lo presi per il culo, stavamo cercando tutti di ignorare quello che stavamo per fare, chi stavamo per incontrare, di allentare la tensione e la paura.

Adam comunque non rispose e guardò fuori dal finestrino.

Attraversai la strada che avevo percorso giorni prima con Astlyr, mi sembravano secoli prima, come se quell’estate stesse durando un’eternità, come se il tempo si fosse fermato, anche se, ricordai a me stesso, mancava poco più di un mese alla sua fine.

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