Capitolo Trentatre

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La casa di Adam quella sera era un caos di gente che entrava e usciva, che beveva, fumava, rideva, ballava

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La casa di Adam quella sera era un caos di gente che entrava e usciva, che beveva, fumava, rideva, ballava.
Il mio amico aveva organizzato quella festa a casa sua invitando tutta Folly Beach, per evitare che qualcuno fosse in giro e ci vedesse parlare con le merde con le quali avevamo appuntamento.
Appoggiato sullo stipite della porta, con un bicchiere di birra tra le mani, osservavo il marasma di persone che a differenza mia riusciva a divertirsi.
L’ansia mi aveva afferrato lo stomaco e il pensiero che per colpa mia potesse succedere qualcosa ad Astlyr mi faceva bollire il sangue dalla rabbia. Avrei voluto prendermi a pugni.
Adam era seduto sul suo divano, accanto a lui Jade aveva ormai ceduto all’incazzatura e gli rivolgeva di nuovo la parola, facendosi anche sfiorare il braccio. Sorrisi a quella scena e bevvi un sorso di birra, ormai già calda e fu un miracolo che non la sputai.
«Sembra il tempo delle mele.» La voce di Madison mi arrivò alle orecchie.
Era accanto a me, riuscivo a percepire il suo profumo intenso, ma non mi voltai a guardarla. Piuttosto osservai Lilian ed Emma che limonavano vicino le scale che portavano al piano superiore, la bionda le disse qualcosa e insieme salirono di sopra, verso le camere da letto.
«Non posso ancora crederci» continuò Madison.
La guardai di sottecchi solo per vedere che fissava Emma e Lilian che salivano di sopra.
Alzai le spalle. «Era piuttosto ovvio.»
«Ah sì?» chiese la rossa. «E cosa lo rendeva ovvio.»
«Da come ti infilava la lingua in bocca quando abbiamo scopato tutti e tre insieme» le risposi con noncuranza.
Lei non rise, sembrò anzi infastidita.
Intanto Adam era finalmente riuscito a baciare Jade, e non sembrava avere nessuna voglia di scrollarsi da lei. Meglio così, doveva godersi ogni momento, visto che era ancora troppo presto per andare all’incontro, ma soprattutto perché non avevamo idea di come sarebbe finita la faccenda.
Solo Astlyr non si vedeva da nessuna parte, e la cosa mi innervosiva non poco. Avevo chiesto a Emma e Jade dove fosse, mi avevano risposto che sarebbe arrivata, che probabilmente aveva avuto una brutta discussione con la madre, ma quando chiesi il motivo non avevano voluto parlarne.
«Saliamo anche noi di sopra?» propose dopo qualche minuto di silenzio la rossa.
«No» risposi secco.
Lei mi accarezzò le braccia scoperte dalla canottiera e io non provai nessuna voglia di scoparmela, solo fastidio. Mi scostai dal suo tocco. «Ho detto no, Madison, vatti a cercare qualche altro.»
Il mio tono brusco la fece indietreggiare di un passo. «Stronzo!» E, detto ciò, mi lasciò lì da solo.
Mandai l’ennesimo messaggio a Astlyr e non ricetti risposta, allora le feci un’altra chiamata, la sesta nel giro di un’ora, mi sentivo un cazzo di stalker, ma il pensiero di quei bastardi che la pedinavano mi metteva troppo in agitazione.
Finalmente la chiamata fu accettata.
«Finalmente, principessa» esordii.
Ma la voce che mi rispose non era quella di Astlyr. «Non devi più chiamare mia figlia.»
«Celestine» la presi per il culo chiamandola per nome, quella donna non mi piaceva e mi infastidiva che avesse il telefono di sua figlia.
«Signora Wood per te, e non voglio più vederti intorno a mia figlia, lei merita un gentiluomo come Nate, non di certo un barbero arricchito come te, che non sa neanche cosa sia la parola educazione» continuò a insultarmi, ma non permisi alle sue parole di toccarmi.
«Dov’è Astlyr?» chiesi, ignorando la voglia di sputarle addosso quanto Nate fosse un coglione più che un gentiluomo.
«Astlyr è a casa, da sola, per colpa tua è in punizione, e se non avessi già preso un impegno per una spa con le mie amiche, sarei io stessa a controllare che non esca di casa» mi informò con un tono così freddo da far gelare il telefono. «Per colpa tua si sta perdendo una festa in cui poter riconquistare Nate.»
E il karma era un gran bastardo, perché proprio in quel momento i miei occhi catturarono la figura di Nate che baciava Kate come se volesse mangiarle la faccia.
Il galantuomo.
Almeno io non fingevo di esserlo.
«Mi stai dicendo che Astlyr è sola a casa?» quell’informazione sembrò arrivare al mio cervello con un secondo di ritardo e senza accorgermene avevo già preso le chiavi della mia auto e mi ero fiondato fuori dalla villa.
«Non provare ad andare da lei» mi avvertì Celestine. «Alfred mi avviserà se sei entrato in casa e non faresti che peggiorare la situazione di mia figlia.»
Chiusi la chiamata perché non riuscivo più a reggere quella voce fredda e fastidiosa. Avevo i miei dubbi che un semplice autista potesse fermare gli uomini arrivati per me da Los Angeles. Dovevo assolutamente raggiungere Astlyr.
Misi in moto l’auto e guidai come un pazzo mentre il terrore scorreva nelle mie vene a posto del sangue.

Folly Beach. Attrazione DivinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora